“Dovrei lasciarlo?” 13enne caduta dal balcone interrogava ChatGpt sull’ex fidanzato accusato di femminicidio

Con la tipica innocenza di una ragazzina appena adolescente, la 13enne interrogava l’Intelligenza artificiale per sapere cosa fare di quell’amore tossico col fidanzatino appena un po’ più grande che la perseguitava. “Dovrei lasciarlo?” chiedeva a ChatGpt pochi mesi prima della sua morte a Piacenza per una caduta dal balcone che, secondo l’accusa, sarebbe stata provocata proprio dal 15enne che lei aveva lasciato.
Le conversazioni della minore con l’intelligenza artificiale sono finite agli atti dell’inchiesta della procura dei minori di Bologna e ora parte del processo a carico del 15enne che si è aperto ieri. Il giovane, già accusato di femminicidio e di aver gettato dal balcone del settimo piano del palazzo la 13enne, colpendola anche alle mani per farla cadere dopo che si era aggrappata alla ringhiera, deve rispondere ora dell’aggravante dello stalking.
"Secondo te dovrei lasciarlo?", "Come faccio a distinguere se è un amore vero o un amore tossico?", chiedeva Aurora nei mesi prima della sua morte avvenuta il 25 ottobre dello scorso anno. "Si confidava con l'intelligenza artificiale chiedendo se visto il suo comportamento avrebbe dovuto lasciarlo. E l'applicazione le rispondeva che sì, doveva lasciarlo” ha confermato l’avvocata, aggiungendo: “Parlare e chiedere consigli all'intelligenza artificiale, piuttosto che ai genitori o agli amici, è una abitudine che oggi hanno tutti gli adolescenti e che si è sviluppata a partire dalla pandemia da Covid".
La vittima aveva seguito il consiglio dell'Intelligenza artificiale e aveva lasciato quel giovane che però, secondo l’accusa, avrebbe iniziato a perseguitarla fino a ucciderla mettendo in atto un piano di vendetta. Il 15enne, presente in aula nell’udienza preliminare, si professa innocente. I suoi occhi hanno incrociato quelli della madre della 13enne, anche lei presente in aula, che si è detta “scossa” per l’atteggiamento del ragazzo, definito “piuttosto sfrontato” e per nulla remissivo. “Ora mi aspetto giustizia, il dolore è grande, mia figlia non c’è più, lui era lì in aula” ha concluso la donna, dicendosi soddisfatta per le nuove contestazioni di stalking rivolte all’imputato.
Il pm infatti ha sottolineato che il 15enne “non accettando in alcun modo la conclusione della relazione, ha continuato a minacciarla e molestarla in maniera tale da cagionarle un grave stato d’ansia e paura”. Lui le aveva mandato una serie di messaggi “volti a coartarne la volontà, denigrarla, umiliarla, spaventarla, e comunque costringerla a continuare la frequentazione con lui”.