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“Dopo l’amputazione sono rinato grazie allo sport, ma ora lo Stato mi ha abbandonato”: la storia di Massimo

Dopo l’amputazione della gamba Massimo Castellani ha vissuto mesi di depressione e isolamento. Lo sport lo ha aiutato a rinascere, ma ora rischia di fermarsi: le attrezzature per persone con disabilità costano troppo e le informazioni per accedere ai fondi sono poco accessibile. Ha quindi lanciato un appello alle istituzioni: “Non fatemi smettere”.
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Massimo Castellani durante l'allenamento di tiro con l'arco
Massimo Castellani durante l'allenamento di tiro con l'arco

Lo sport salva la vita. Lo sa bene Massimo Castellani, 50 anni, che da quando nel gennaio 2024 ha subito l'amputazione della gamba destra ha sperimentato una lunga fase di depressione. A convincerlo a uscire di casa dopo molti mesi di solitudine è stato proprio lo sport al quale si è dedicato grazie al supporto delle associazioni della sua Rimini.

Praticare tiro con l'arco, scherma e tiro al piattello gli ha ridato la voglia di lottare per una vita che non sentiva più sua, e conoscere compagni di corso e istruttori lo ha convinto a uscire fuori dalla sua stanza per mettersi ancora in gioco. Ora però anche questa speranza sembra destinata a spegnersi, come racconta a Fanpage.it: "Da quando tutti gli amici si sono dileguati mi sono isolato, ma da quando lo sport ha cominciato a fare parte della mia vita tutto è cambiato. Il problema è che le attrezzature per le persone con disabilità come me sono spesso molto diverse dalle altre e acquistarle in maniera autonoma è praticamente impossibile a causa del costo".

Castellani ha quindi rivolto via mail un appello al ministro dello Sport, Andrea Abodi, e alla senatrice e atleta paralimpica Giusy Versace. "Ho scritto a entrambi ma per il momento la situazione non è cambiata, sento di non avere speranze".

L'appello di Castellani: "Con lo sport ho ritrovato la voglia di vivere, non fatemi smettere"

Dopo l'amputazione della gamba avvenuta l'anno scorso a seguito di una malattia, per Castellani è iniziato un lungo periodo di isolamento, come ammette lui stesso: "Tra luglio e novembre ho passato un periodo di buio totale. Non uscivo mai a causa degli attacchi di panico. Ogni giorno era uguale all'altro". Poi, pian piano, attraverso i benefici ottenuti con la fisioterapia, in lui si è acceso qualcosa e ha iniziato a contattare le associazioni e i circoli sportivi della sua regione.

Da ex atleta di livello agonistico, Castellani aveva già un'idea di come muoversi in questo mondo, e nel momento più buio della sua depressione si è rivolto al comitato paralimpico. Gli organizzatori gli hanno messo a disposizioni i loro contatti e lui è riuscito a entrare all'interno dei gruppi presenti sul suo territorio. Da quel momento la sua vita è cambiata: "Ho trovato un motivo per uscire di casa".

Massimo Castellani durante la carriera sportiva come giocatore di football
Massimo Castellani durante la carriera sportiva come giocatore di football

Castellani dopo una serie di mail e telefonate a vuoto tra Roma e Rimini finalmente ha incontrato le persone che lo hanno fatto uscire da casa: "L'allenatore di tiro con l'arco mi viene a prendere tutti i giorni per gli allenamenti e poi mi riporta a casa. Abbiamo partecipato anche al Rimini Wellness ed è stata una esperienza bellissima. Lo è stata ancora di più perché l'ho vissuta con altre persone con le quali ho socializzato. Per me che amo lo sport e ho sempre fatto agonismo sento di riuscire a respirare di nuovo. Prima preferivo gli sport di contatto, ma quando hai l'arco tra le mani devi essere concentrato, se non sei lì con la testa non puoi fare nulla, e questo mi ha fatto bene".

Oltre al tiro con l'arco, Castellani ha iniziato a praticare anche la scherma, ottenendo gli stessi benefici: "Siamo diventati subito come una grande famiglia, la sera andiamo a mangiare tutti insieme. Però c'è un problema che riguarda le attrezzature e non sono il solo a viverlo".

I costi per le attrezzature adatte alle persone con disabilità sono spesso proibitivi e Castellani ha pensato di rivolgersi alle istituzioni, dalle quali, però non ha trovato il riscontro che voleva: "Mi sento preso in giro. Leggo di fondi regionali e nazionali ma al momento di ottenere informazioni concrete spariscono tutti".

"Scarsa informazione e difficoltà di accesso ai fondi"

Castellani ha quindi scritto al ministro dello sport Andrea Abodi e poi alla senatrice Giusy Versace, oggi tra le fila di Azione. Con una mail firmata dalla segreteria di Versace, è stato spiegato a Castellani che i fondi esistono, e che un emendamento della senatrice alla Legge di Bilancio ha destinato 3 milioni di euro in tre anni (dal 2025 al 2027) per protesi e ausili funzionali allo sport. La mail invita quindi a "verificare sul sito della sua regione se è stato già pubblicato un bando al quale può accedere".

Una risposta che non aiuta Castellani, il quale aveva contattato direttamente la senatrice proprio a causa della scarsità di informazioni reperite in Rete: "Mi sento preso in giro io, ma dovrebbero sentirsi presi in giro anche i politici che creano questi fondi di cui poi spariscono tutte le notizie. Penso alle persone che non sono fortunate come me, che non hanno un allenatore che va a prenderli e che li aiuta. Come fanno le persone sole se lo Stato non c'è?".

Anche nel caso del ministro Abodi ha risposto la segreteria e il 22 maggio, il giorno dopo l'invio della mail, Castellani ha ricevuto una telefonata con numerose rassicurazioni. Da allora però è tutto fermo, e nessun ente locale, ad esclusione della Provincia, ha mai fornito informazioni o riscontro.

Eppure, la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni conosce bene il valore dello sport, come ha dichiarato lei stessa nel corso il comizio ad Ancona in occasione della campagna elettorale per le politiche del 2022: "Da ragazzina ero obesa sono stata e sono stata anche bullizzata […] Mi ha salvato lo sport, perché lo sport salva un sacco di gente". Il valore salvifico dello sport, soprattutto per le persone che vivono in contesti di marginalità sociale, non è aneddotico, ma reale.

La psicologa: "Depressione ancora sottovalutata in Italia"

"L'attività fisica agisce sul nostro benessere su più livelli: stimola la produzione di endorfine e serotonina, sostanze che ci aiutano a regolare l'umore, e migliorano e abbassano gli ormoni dello stress come il cortisolo. Inoltre, lo sport favorisce l'autostima e l'autodeterminazione, e crea situazioni di socializzazione molto importanti per chi sta affrontando un momento di difficoltà", spiega la psicologa psicoterapeuta Ilaria Falchi.

Oggi sappiamo che esiste un rapporto tra depressione e il sopraggiungere di una disabilità: "La depressione è collegata a una diminuzione di risorse di cui la persona può usufruire per affrontare il futuro. Si sperimenta la mancanza di ascolto e prospettive, la indisponibilità dell'altro, il voler fare qualcosa e non riuscire, e quindi l'isolamento sociale. Ovviamente non è così per tutti, molto cambia dal tipo di disabilità e dalla sua manifestazione".

Nel caso di persone che iniziano a vivere con una disabilità in età adulta si crea una vera frattura tra il prima e il dopo, come rileva la psicologa: "L'adulto è chiamato a riadattarsi e a trovare strategie compensative a livello fisico ma anche mentale. Si tratta di un'elaborazione simile a quella del lutto perché si è costretti a ripensare a com'era la vita prima rispetto a quella che si vive dopo. Mentre i bambini hanno una capacità velocissima di riadattamento, tale da non influire sempre sul loro stato emotivo, per gli adulti è diverso perché hanno tutta una serie di sovrastrutture, ambizioni e progetti che vengono messi a dura prova nel momento in cui le condizioni di vita cambiano profondamente".

Secondo i dati condivisi da Falchi, più del 30% delle persone con disabilità accusa sintomi depressivi o ansiosi, eppure si tratta di una condizione ancora largamente sottovalutata in tutta la popolazione: "Si fa molta fatica a riconoscerla come una malattia e a trattarla. Ci vogliono molte risorse anche per aiutare una persona a vedere che qualcosa non va e nel nostro Paese purtroppo la salute mentale non è una priorità. Ciò rende molto difficile l'accesso alle cure".

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