Dopo il sogno, l’avvocato Lovati dice di aver fatto un incubo: “C’è il dna di Sempio sul Fruttolo”

L'avvocato Massimo Lovati, uno dei legali della difesa di Andrea Sempio, si sta facendo conoscere sempre più per le sue affermazioni che talvolta possono apparire stravaganti, frutto forse di una precisa strategia difensiva che però in queste settimane sta suscitando numerose polemiche. Dopo il sogno sul vero killer di Chiara Poggi, adesso Lovati è tornato con nuove dichiarazioni oniriche rilasciate durante il programma Quarto Grado, anche queste destinate a fare discutere, in cui critica "La giustizia del diavolo".
L'incubo di Lovati: le nuove dichiarazioni in televisione
Durante il programma Quarto Grado del 13 giugno scorso è intervenuto anche l'avvocato Massimo Lovati, che difende il nuovo indagato per l'omicidio di Chaiara Poggi avvenuto nel 2007. In studio larga parte della discussione si focalizza sui reperti rinvenuti nell'abitazione dove si è consumato il delitto, a cominciare dall'intonaco ormai inutilizzabile per nuove analisi, fino ad arrivare a due vasetti di yogurt Fruttolo contenuti nella spazzatura di casa Poggi.
Lovati quindi si sofferma prima sull'assenza di prove da poter analizzare: "Facciamo il processo su fotografie e pezzi di carta". E si dimostra scettico anche su quelli che possono essere sottoposti ad analisi: "Bisogna vedere se dopo 18 anni qualche traccia biologica possa essere rintracciata".
Ma è verso la fine della puntata che emerge la controversa teoria che ormai da settimane Lovati sta portando avanti: "È la giustizia del diavolo – dice – perché si crea un capo d'accusa senza fondamento e poi si cerca di trovare elementi surrettizi e si fa finta di trovare complici".
Alla domanda diretta del conduttore Gianlugi Nuzzi, sul timore che dalle nuove analisi possa emergere il dna di Sempio risponde secco: "Certo", e poi aggiunge: "Io ho fatto un incubo. Invece di un sogno è un incubo". E ancora: "Ho fatto un incubo, che nel Fruttolo c'è il dna di Sempio. Poi ognuno fa le considerazioni che crede".
In maniera criptica, tra molte allusioni e sottintesi, Lovati alla fine chiarifica il significato del suo incubo: "Escludo che in quella casa ci sia stato Sempio, ma temo come difensore di dover affrontare una realtà diversa della quale ho paura".
Da tempo l'avvocato ha abbracciato come strategia difensiva la teoria del sicario, secondo cui un estraneo alla vita di Poggi sarebbe il vero responsabile del delitto, escludendo quindi il coinvolgimento sia del suo assistito che di Alberto Stasi, all'epoca fidanzato della vittima e unico indagato prima della riapertura dall'indagine su Sempio. Proprio a sostegno della sua ipotesi, Lovati aveva portato a sostegno un altro sogno.
Prima dell'incubo l'avvocato di Sempio aveva fatto un altro sogno
In un'intervista concessa a Repubblica alla fine di maggio, l'avvocato aveva parlato di un sogno in cui sarebbe coinvolta la Chiesa: "Un luogo alla periferia di Garlasco dove ogni mercoledì si praticava l'esorcismo" e dove poi emersero fatti di pedofilia. Rispetto all'omicidio di Chiara Poggi "sono fatti successivi di cinque anni, lo so. Ma accadevano anche prima, lo sanno tutti". E Chiara sarebbe stata uccisa proprio per aver scoperto questi segreti indicibili.
La strana teoria sul vero mandante e sul mondo occulto resta una mera speculazione, come ammette l'avvocato stesso: "È la mia teoria. Un sogno che ho fatto. Lo scriva: un sogno".