Di Trapani (Fnsi): “La Procura acquisisca l’inchiesta di Fanpage sull’uccisione di Mario Paciolla”

"Spero che la Procura di Roma acquisisca agli atti l'inchiesta di Fanpage sull'uccisione di Mario Paciolla, presentata ieri in anteprima a Napoli. È un lavoro giornalistico preciso, che ricostruisce gli ultimi giorni di vita del cooperante e giornalista italiano in Colombia". È l'auspicio di Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi, la Federazione Nazionale della Stampa, il sindacato nazionale unitario dei giornalisti italiani.
In una nota, Di Trapani definisce quello di Fanpage.it "un lavoro basato sui documenti che rileva tutte le incongruenze rispetto alla tesi del suicidio. Ma serve l'aiuto di tutti: fino ad oggi è stata una vicenda relegata solo al territorio napoletano. E invece è una questione nazionale, di dignità di un Paese che non può vedere derubricare un assassinio di un proprio cittadino all'estero come suicidio". Il presidente della Federazione Nazionale della Stampa italiana conclude poi affermando che "sarebbe importante che tutti i mezzi di informazione rilanciassero l'inchiesta di Fanpage. E la utilizzassero come base per continuare a indagare e approfondire".
L'inchiesta, firmata da Antonio Musella, è stata proiettata in anteprima ieri sera presso la fondazione Foqus di Napoli. Il lavoro di Fanpage.it ha messo in luce gli ultimi giorni di vita di Mario Paciolla, giornalista e cooperante ONU trovato morto a San Vicente del Caguán (Colombia) il 15 luglio del 2020. La presentazione del documentario ha visto la partecipazione di Anna Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario, che da cinque anni portano avanti una battaglia per ricostruire la verità sulla morte del figlio.
Per la prima volta l'inchiesta ricostruisce uno degli episodi più misteriosi legati alla morte del cooperante napoletano, ovvero la riunione della Missione Onu del 10 luglio 2020, in seguito alla quale Paciolla dichiarò sentirsi in pericolo di vita, tanto da acquistare in fretta e furia un volo di ritorno per l’Italia, anticipando la fine della sua attività lavorativa in Colombia. Cosa è accaduto durante quella riunione? Di certo, da quel momento in poi Mario Paciolla si è sentito in pericolo di vita. "Noi abbiamo indagato su quella riunione e abbiamo mostrato elementi importanti che ci restituiscono un quadro molto più chiaro sulla pericolosità del luogo in cui lavorava e sulle informazioni di cui era in possesso", racconta Musella.
A partire dagli interrogativi sull'ultima riunione ONU, l'inchiesta mostra anche le incongruenze della versione delle Nazioni Unite e delle autorità colombiane rispetto alla morte di Mario e chiede chiarimenti sulla figura di Christian Thompson, responsabile della sicurezza della Missione ONU a San Vicente del Caguán. Dopo la morte del cooperante, il funzionario si premurò di pulire con candeggina l’appartamento dove l’italiano era stato trovato senza vita, impedendo alla polizia colombiana di accedere all’abitazione. Perché lo fece?
L'inchiesta sulla morte di Mario Paciolla arriva in un periodo di stallo delle indagini giudiziarie in Italia: dopo due richieste di archiviazione da parte della procura lo scorso 19 marzo il gip di Roma si è riservato di decidere prima di prendere una decisione definitiva. A battersi contro l’archiviazione è stata in primis la famiglia Paciolla spalleggiata dalle consulenti legali, l’associazione di amici e solidali e la FNSI.