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Denuncia per stupro i rampolli della ‘ndrangheta, i verbali: “Frustata per punizione da zia e cugino”

Dopo aver denunciato stupri di gruppo, una giovane è stata vittima di violenze da parte di familiari. Arresti per la zia e misure cautelari per il cugino, il fratello e la cognata. Parlano i verbali.
A cura di Davide Falcioni
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Aveva denunciato gli abusi sessuali subiti da un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali legati a famiglie di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. Un atto di coraggio che ha scatenato nei confronti della vittima – una ragazza di Oppido Mamertina – l’odio dei suoi stessi familiari. A distanza di mesi, i verbali raccolti dalla Procura di Palmi offrono uno spaccato drammatico delle ritorsioni subite dalla giovane: un’escalation di minacce, aggressioni fisiche e umiliazioni, culminata con l’arresto della zia della ragazza e con una misura cautelare per il cugino.

La donna, 78 anni, è finita agli arresti domiciliari nelle scorse settimane. Al figlio, 47enne, è stato notificato il divieto di avvicinamento. L’ordinanza è stata emessa dal Gip di Palmi su richiesta della Procura ed è stata eseguita da Polizia e Carabinieri tra Castellace di Oppido Mamertina e Scido. Secondo l’accusa, la zia e il cugino avrebbero partecipato attivamente a episodi di violenza fisica e psicologica per costringere la vittima a ritrattare le accuse di stupro.

Un racconto agghiacciante degli abusi subiti dalla vittima emerge dalla testimonianza – pubblicata dal Corriere – resa al magistrato. La giovane, che si stava recando da un’anziana vicina, era stata attirata nell’appartamento della zia. "Una volta dentro", si legge nel verbale, "mia zia aveva una corda con cui ha iniziato a colpirmi alle gambe e alla schiena. Mio cugino mi tratteneva per le braccia mentre lei mi frustava e mi urlava ‘Devi morire, p…'. Non potevo gridare, mi avevano tappato la bocca".

Un altro episodio documentato risale al maggio del 2024. "Stavo passando vicino casa di mia zia", riferisce la ragazza, "quando lei mi ha lanciato una pietra colpendomi al fianco". Dolorante, ha evitato di raccontare l’accaduto alla madre, preferendo chiamare un amico poliziotto che l’ha accompagnata al pronto soccorso. Referto: trauma alla regione coxo-femorale con prognosi di tre giorni.

È proprio a quell’agente, Francesco P., che la giovane confiderà ogni episodio. In una conversazione su WhatsApp scrive: "Ciao Francy, non ho un minuto di pace. Vorrei che tu mi dessi una mano, voglio allontanarmi da questa zia, non ce la faccio più". È lui a incoraggiarla a sporgere denuncia, non solo contro zia e cugino, ma anche contro il fratello e la cognata, ora entrambi ai domiciliari.

Il provvedimento cautelare contro il fratello della giovane scaturisce da un altro episodio terribile: "Dopo avergli raccontato dello stupro, non solo non mi ha creduto ma mi ha colpito con calci e pugni, mi ha minacciata con un coltello davanti alla moglie". Quando il pm le chiese il motivo della violenza, lei risponde senza esitazioni: "Vogliono che ritiri le denunce. Temono ritorsioni da parte delle famiglie degli stupratori".

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