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Ultime notizie sulla scomparsa di Denise Pipitone

Denise, l’ex pm Angioni a processo: “Malavitosi dicevano di avere spie nel commissariato di Mazara”

Ultime notizie sul caso Denise Pipitone e sul processo all’ex pm Maria Angioni. L’imputata a Marsala: “Nei primi anni Duemila, alcuni malavitosi, nel corso di conversazioni intercettate, affermavano di poter contare su informatori e spie nel commissariato di Mazara del Vallo e nella Questura di Trapani”.
A cura di Susanna Picone
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Il processo all’ex pm Maria Angioni, che indagò sulla piccola Denise Pipitone e aveva denunciato falle e depistaggi nelle indagini sulla scomparsa della bambina di Mazara del Vallo, va avanti. Venerdì scorso infatti il giudice monocratico di Marsala ha respinto la richiesta di proscioglimento dell'ex pm, proscioglimento sollecitato dalla Procura che ha sostenuto che l'imputata avesse ritrattato le dichiarazioni, rivelatesi false, che le erano costate l’incriminazione. In realtà la stessa Angioni ha detto di non aver ritrattato ma solo fornito spunti: “Con la decisione della giudice Montericcio di non accogliere la richiesta di proscioglimento ho ottenuto il mio obiettivo, che è quello di perseguire la verità nel caso Denise, per il quale, di recente, credo di aver fornito importanti spunti investigativi”, ha detto l’ex pm fuori dall'aula del Tribunale di Marsala.

E sempre riguardo il caso Denise Pipitone, Angioni ha sostenuto che nei primi anni Duemila – Denise è scomparsa il primo settembre del 2004 quando aveva 4 anni – “alcuni malavitosi, nel corso di conversazioni intercettate, affermavano di poter contare su informatori e spie nel commissariato di Mazara del Vallo e nella Questura di Trapani”. “Alcuni di loro dicevano: quando dovevamo avere perquisizioni della polizia lo sapevamo prima, adesso con i carabinieri non è più così”, ha detto il magistrato sotto processo davanti al Tribunale marsalese. Il 3 maggio 2021 ai pm di Marsala Angioni aveva parlato di "depistaggi" che sarebbero avvenuti alla fine del 2004, quando coordinava insieme all'allora procuratore capo Antonino Silvio Sciuto e altri colleghi.

Per i dubbi sulla fedeltà della polizia, le indagini sul sequestro della bambina furono revocate al commissariato di Mazara e affidate ai carabinieri della sezione di pg di Marsala. L’ex pm ha detto che alla polizia furono affidate solo deleghe per accertamenti “marginali". "In un’altra intercettazione – ha detto ancora Angioni – abbiamo ascoltato uno dei due vertici di commissariato di Mazara e questura di Trapani, non ricordo chi dei due, affermare di voler ‘far saltare' il procuratore Sciuto. A quelle parole, il collega Andrea Mosca sobbalzò, dicendo ‘gli vogliono mettere una bomba’, ma era chiaro che non si trattava di questo. E infatti, qualche tempo dopo, dopo che la commissione del Csm si era pronunciata favorevolmente sulla domanda di Sciuto di andare a dirigere la Procura di Trapani, poi il plenum non lo nominò". Sciuto, adesso in pensione, è uno dei testi che la difesa ha citato nel processo ad Angioni.

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