Delitto Pordenone, l’auto dell’indagato era nella zona del delitto

La sera del 17 marzo, quella in cui furono uccisi a Pordenone Teresa Costanza e Trifone Ragone, l’unico indagato per il duplice omicidio, Giosuè Ruotolo, “dopo aver cenato con i suoi due coinquilini, ex commilitoni e amici di Ragone”, appreso dell’accaduto, “si sarebbe recato con entrambi sulla scena del delitto”, dove avrebbe “seguito il lavoro degli inquirenti impegnati nei primi rilievi”. E’ quanto ha rivelato la trasmissione televisiva Quarto grado. Va comunque detto che nei pressi della palestra fuori da quale sono stati ammazzati i due fidanzati, quella sera si erano radunati diversi e amici di Trifone e Teresa, oltre a passanti e residenti, non appena si era sparsa la drammatica notizia.
Anche la trasmissione Domenica Live ha riferito di un particolare relativo a Ruotolo nell’ottica di quanto successo quel 17 marzo. Lo show della D’Urso ha evidenziato che quella sera l’auto dell’indagato era nella zona del delitto. Due fotogrammi provenienti da una telecamera stradale mostrano nello specifico un'auto, che per la Procura è quella dell'unico indagato, Giosuè Ruotolo. In uno si vede la vettura nell’area dove la coppia è stata uccisa in un orario compatibile con quello del duplice omicidio. L’altro fotogramma è l'ultima immagine di Ragone prima dell'omicidio, mentre esce dalla caserma (ore 17.52) e si dirige in palestra.

Martedì Ruotolo sarà interrogato. “Ci deve spiegare che cosa ha fatto in quei sette minuti e perché la sua auto era ferma lì”, dice il procuratore Marco Martani. I sette minuti sono quelli intercorsi tra i due istanti nei quali l’auto di Ruotolo è stata “catturata” dalle telecamere di via Interna: sette minuti per un tragitto che di solito viene percorso in meno di 60 secondi. L’indagata dovrà spiegare dove fosse la sua macchina in quel lasso di tempo o se l’avesse prestata a qualcuno. “Quella della macchina è una posizione pesante – afferma Martani – se non sarà fornita una spiegazione adeguata. Si era fermato a telefonare? Allora dica con chi parlava. Aveva prestato l’auto a qualcuno? Ci dica a chi. Ma l’interrogatorio sarà bivalente: abbiamo elementi concreti che ci consentono di portare avanti questa indagine e vogliamo accertare la verità. Ma ciò potrebbe anche essere a suo favore. Lui sa bene che cosa gli viene contestato”.
