Delitto di Garlasco, i consulenti della Procura: “Sul muro vicino al corpo di Chiara Poggi 6 impronte ignote”

Non solo l'ormai famosa impronta 33, che corrisponde a quella di Andrea Sempio per la corrispondenza di "15 minuzie dattiloscopiche". L'attenzione degli inquirenti, al lavoro dopo il nuovo filone d'inchiesta aperto sul delitto di Garlasco, si sta rivolgendo in tutto a 6 impronte che sarebbero state ritrovate accanto al cadavere di Chiara Poggi, uccisa nell'agosto del 2013 nella villetta di famiglia in via Pascoli, e che risulterebbero "ignote". È quanto emerge dalla consulenza, redatta da Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, rispettivamente esperto del Ris dei carabinieri e dattiloscopista forense.
Garlasco, 6 impronte sul muro della villetta definite "comparabili"
Nello specifico, sulle due pareti del muro della scala, dove in fondo è stato trovato il corpo senza vita della 26enne, oltre all'ormai nota impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio, c'erano altre sei tracce "palmari", mai identificate, e che gli esperti, nominati dalla Procura di Pavia, hanno rianalizzato cercando di dargli un'identità, senza riuscirci. Sono state ritenute tutte "comparabili", anche se non utili per una identificazione, e con un lavoro di "esclusione" si è concluso che quelle sei impronte non sono né di Andrea Sempio, indagato per concorso in omicidio, né di Alberto Stasi, unico condannato in via definitiva per il delitto, né dei familiari della vittima, né della cugina Stefania Cappa o degli amici di Marco Poggi, e cioè Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra. Gli esperti hanno spiegato che "un frammento di impronta digitale/palmare" si può definire comparabile quando, "sebbene non abbia tutte quelle caratteristiche necessarie per addivenire ad una piena identificazione, potrà comunque essere utilizzato in un confronto dattiloscopico con le impronte di soggetti ‘noti'" per "poter escludere con certezza l'appartenenza dell'impronta ‘comparabile' al soggetto stesso".
Altre tracce digitali sulla porta d'ingresso ancora da identificare
I due consulenti non hanno potuto neanche attribuire un nome alle tracce "digitali" trovate sulla superficie esterna ed interna del portone di ingresso della villetta, cinque in tutto ancora da identificare. Anche queste ritenute "comparabili", ma non utili per una identificazione e che hanno portato ad escludere, comunque, "match" con Sempio, Stasi e tutti gli altri nomi considerati. Tra queste pure quella su cui si concentra dal 2020 l'attenzione degli investigatori, ossia la numero 10 repertata sulla "superficie interna del portone di ingresso sull'anta mobile". L'impronta di una presunta "mano sporca", su cui all'epoca non venne fatta "alcuna indagine biologica" per accertare se ci fosse sangue. Accertamenti genetici su questa, però, saranno effettuati nell'ambito del maxi incidente probatorio, attraverso i "para-adesivi" delle tracce dattiloscopiche recuperati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Intanto la difesa di Sempio, coi legali Angela Taccia e Massimo Lovati affiancati dall'ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, sta valutando di affidare una propria consulenza di parte sulle impronte, tra cui quella ‘centrale' per i pm, la 33.