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Covid 19

Da quand’è che non c’erano 20mila casi di Covid-19 in Italia

In Italia sono stati superati i 20mila contagi Covid giornalieri per la prima volta dopo quasi due mesi. L’ultima volta che si erano visti numeri simile è stato lo scorso 6 gennaio, al termine delle vacanze di Natale e nel pieno della seconda ondata della pandemia. Ma mentre allora aumentavano le regioni a rischio basso, oggi la tendenza è un’altra.
A cura di Ida Artiaco
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In Italia sono stati superati i 20mila contagi Covid giornalieri per la prima volta dopo quasi due mesi. Secondo il bollettino di oggi, venerdì 26 febbraio, nelle ultime 24 ore sono state diagnosticate 20.499 nuove infezioni dovute al Coronavirus su 235.404 test effettuati, tra antigenici e tamponi molecolari, con un tasso di positività che supera il 6%. L'ultima volta che si erano visti numeri simile è stato lo scorso 6 gennaio, al termine delle vacanze di Natale e nel pieno della seconda ondata della pandemia: ne erano stati 20.331 su 178.596 test. Cosa è cambiato nel corso delle ultime settimane?

I dati su ricoveri e terapie intensive

Secondo il bollettino di oggi, sono in aumento anche i dati relativi ai posti letto occupati nei reparti Covid ordinari: sono in totale 18.292 i ricoverati (+35 rispetto a ieri). I posti letto occupati in terapia intensiva sono invece 26 in più nelle ultime 24 ore, portando il totale dei malati in Ti a 2.194, mentre i nuovi ingressi in reparto sono stati 188. Secondo i dati del monitoraggio della Cabina di regia aggiornati al 25 febbraio, sono 8 contro le 5 della settimana precedente le regioni che hanno superato la soglia critica di occupazione delle terapie intensive. In alcune di queste, il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all'incidenza "impongono comunque misure restrittive". Due mesi fa più o meno, il 6 gennaio, c'erano 23.174 ricoverati in ospedale, mentre i pazienti in terapia intensiva erano 2.571. Tuttavia, nel periodo compreso tra il 6 e il 19 gennaio si osservava un "miglioramento del livello generale del rischio, con un aumento significativo di Regioni a rischio basso", mentre ora le regioni a rischio alto sono ben 5 e 10 quelle che presentano un Rt, cioè un indice di trasmissione del contagio, superiore alla soglia di guardia di 1. Il che conferma che l'epidemia al momento è in lento peggioramento.

Il problema varianti

A preoccupare al momento gli esperti è la circolazione delle varianti del virus, da quella inglese, che a breve diventerà dominante in Italia, a quella brasiliana e sudafricana. "Nelle regioni molti focolai sono dovuti alle nuove varianti, non posso che esprimere preoccupazione per l'andamento dell'epidemia. Dobbiamo tenere alta la guardia e dove c'è bisogno è necessario intervenire tempestivamente e duramente", ha precisato Gianni Rezza oggi nel corso della conferenza stampa della Cabina di regia. L'epidemiologo ha sottolineato come sia in aumento il tasso di incidenza dei casi tra i giovani in età scolastica, con il conseguente abbassamento dell'età mediana dei contagiati.

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