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Cyberbullismo e sexting, la poliziotta ai genitori: “Controllate i telefonini dei figli”

L’avvertimento lanciato dal vicequestore aggiunto della Polizia Postale di Milano: “Niente paura di ledere la privacy degli adolescenti. Meglio prevenire”
A cura di Antonio Palma
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Di storie al limite per colpa della diffusione di immagini o video hot online, purtroppo in alcuni casi finite male, ne ha viste tante la poliziotta Lisa Di Berardino, spesso con protagonisti minori. Nel suo ruolo di vicequestore aggiunto della Polizia Postale di Milano, infatti, da anni si occupa di storie di pedofilia, di cyberbullismo sessuale e sexting online che hanno portato a vicende anche molto dolorose. Spesso in prima linea, loro malgrado, finiscono proprio i più piccoli, a volte perché non hanno gli strumenti adatti per capire i pericoli che si possono nascondere dietro a certi comportamenti.

Per questo il consiglio della dottoressa Di Berardino è rivolto in particolare ai genitori dei minori per esortarli a vigilare molto di più sui figli piccoli e sugli strumenti informatici che usano per comunicare tra loro. "È chiaro che davanti ai rischi di Internet i minori sono i più vulnerabili", ha sottolineato infatti il vicequestore in un'intervista la Corriere della Sera, aggiungendo: "È importante costruire un legame di fiducia e rispetto con i figli, però ci sono anche dei ruoli e fra i ruoli di un genitore c’è quello di tutelare i figli, anche da fatti penalmente rilevanti. Questo può voler dire entrare nella sua sfera privata".

Niente paura dunque di ledere la privacy dei piccoli adolescenti, perché è meglio prevenire che trovarsi in situazioni pericolose. "Non si tratta di un controllo in un'accezione negativa. Parliamo di tutela e prevenzione invece. Io voglio sapere se mio figlio scambia materiale che non dovrebbe attraverso il suo cellulare, voglio vedere i contatti della sua rubrica" ha ricordato ancora Di Berardino.

"Chiedete a un genitore dov'è il telefonino del figlio quando va a dormire. Nessuno si preoccupa di prenderlo, lo credono al sicuro nella sua cameretta e magari lui sta mandando messaggi, foto, sta parlando con il mondo o sta vivendo un pericolo" ha sottolineato Di Berardino, concludendo: "La nostra sfida come Polizia Postale è riuscire a entrare nelle teste di questi ragazzi prima che facciano clic, dar loro strumenti per fargli dire: mi devo fermare, questo non si cancella più dalla rete. Quando la prudenza diventerà un automatismo culturale il gioco sarà fatto".

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