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Covid, Sebastiani: “Virus in espansione al Centro Sud. Controllare gli arrivi dal Regno Unito”

L’intervista di Fanpage.it a Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M.Picone”, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr): “Italia spaccata a metà dal punto di vista epidemiologico, con le province del Centro Sud che registrano aumento della circolazione virale. Attenzione al Regno Unito: potrebbe esserci una nuova variante. Controllare gli ingressi nel Paese non solo dalla Cina”.
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Intervista a Prof. Giovanni Sebastiani
dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "M.Picone", del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
A cura di Ida Artiaco
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"Al momento in Italia a livello nazionale c'è una situazione Covid di stasi, anche se a livello provinciale si assiste ad un aumento dell'incidenza in alcune province del Centro Sud. A preoccupare è quello che sta succedendo nel Regno Unito, una situazione compatibile con lo sviluppo di una nuova variante, che va accertato attraverso il sequenziamento: per questo, credo che dovremmo stare attenti agli ingressi nel nostro Paese non solo dalla Cina".

Così Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "M.Picone", del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), ha spiegato a Fanpage.it, numeri alla mano, cosa sta succedendo in Italia dal punto di vista epidemiologico e perché i nostri occhi devono essere puntati non solo sulla Cina ma anche ad altri Paesi come ad esempio il Regno Unito per capire cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane.

Prof. Giovanni Sebastiani.
Prof. Giovanni Sebastiani.

Dott. Sebastiani, cosa ci può dire sull'attuale situazione Covid in Italia?

"Al momento in Italia, a livello nazionale, la situazione Covid è in una fase di stasi sia per quanto riguarda la circolazione del virus che per l'impatto che questa ha sulle strutture ospedaliere, con i dati aggiornati al 5 gennaio. Abbiamo una variabilità per quanto riguarda l'occupazione dei reparti ospedalieri di settimana in settimana. Ad esempio, al 29 dicembre c'erano 4 regioni con l'occupazione dei reparti ordinari in crescita, e cioè Emilia Romagna, Sardegna, Umbria e Abruzzo, che invece al 5 gennaio erano in stasi. Per altre, come Bolzano, Calabria e Basilicata i numeri sono in crescita, mentre per la Puglia l'aumento riguarda le terapie intensive.

Quindi c'è una variabilità a breve termine, comunque positiva rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Probabilmente si stanno diffondendo ancora sottovarianti di Omicron che creano fasi espansive di circolazione virale contenuta nel nostro Paese. A livello provinciale, invece, l'Italia appare spaccata a metà".

Perché?

"Se si va a vedere a livello provinciale ci si accorge che ci sono due cluster grandi dove l'incidenza è in crescita al 5 gennaio. Uno riguarda tutte le province della Sicilia, e un altro abbraccia tutte le province umbre, insieme a Rieti, Roma, Latina, L'Aquila, le province campane, esclusa quella di Napoli, tutte le province della Puglia e della Basilicata, Cosenza e Crotone. In questi due grandi blocchi di province contigue c'è una fase espansiva, non di crescita accelerata, ma lineare. Tutto è ancora una volta compatibile con la circolazione delle stesse varianti ma dobbiamo stare attenti perché il grosso rischio è quello dello sviluppo di nuove varianti potenzialmente meno coperte dai vaccini".

Italia spaccata a metà per quanto riguarda l'incidenza?

"C'è una nuova fase espansiva lineare al Centro e al Sud. Ci sono comunque province come Matera, Siracusa, Messina, Bari e in maniera isolata Sondrio, con aumento dell'incidenza settimanale del 50% rispetto ai 7 giorni fino al 29 dicembre. L'Umbria, che era la regione che fino al 29 dicembre preoccupava di più, aveva il 40% di occupazione dei reparti ordinari e il 10 delle TI poi al 5 gennaio la situazione era invertita. I valori non sono bassi e questo crea problemi a chi deve curarsi per altre patologie. È spaccata un po' in due l'Italia. Al nord c'è decremento mentre al sud c'è espansione".

I decessi, invece, vediamo che sono ancora in aumento stando all'ultimo bollettino settimanale… 

"Sì, tutte le curve sono in stasi a livello nazionale tranne quella dei decessi che si muove con ritardo ed è in aumento. Negli ultimi sette giorni fino al 5 gennaio eravamo a 110 morti al giorno. Però, lo sappiamo, è una curva che mostra con ritardo l'andamento delle altre curve quindi ci aspettiamo nelle prossime settimane una stabilizzazione e poi una decrescita".

Cosa succede invece nel resto d'Europa? 

"Tutti gli stati vicini all'Italia, come Spagna, Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, sono in fase di stasi, ed anche la Germania dopo la recente crescita sta assistendo ad una decrescita dell'incidenza. A preoccupare è il Regno Unito, perché c'è una crescita dell'incidenza che va avanti da diverse settimane, per altro accelerata. Questo è compatibile con la diffusione di una nuova variante, ma la parola finale in questo caso può dirla solo il sequenziamento. Credo, dunque, che dovremmo essere attenti agli ingressi in Italia, non solo dalla Cina, da dove pure continuano ad arrivare dati lontani dalla situazione reale.

Ad esempio a Shanghai, dove fino ad alcuni giorni fa l'incidenza era in crescita accelerata, negli ultimi 5 giorni è pari a zero. Non comunicano più i dati evidentemente. Non bisogna allarmarsi ma bisogna controllare soprattutto i flussi in ingresso non solo provenienti dalla Cina ma anche da altri Stati come il Regno Unito, dove da circa 6 settimane c'è una crescita accelerata dell'incidenza, il che potrebbe indicare la presenza di una nuova variante".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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