Cosa sono e come funzionano i centri per uomini maltrattanti: “Così possiamo decostruire il patriarcato”

Non si sarebbe mai presentato agli incontri del centro per Uomini Maltrattanti che avrebbe dovuto frequentare l'uomo di 45 anni che qualche settimana fa ha accoltellato l'ex moglie sul luogo di lavoro a Marostica. L'uomo era già stato condannato nel 2022 a 2 anni e 6 mesi di reclusione per aver aggredito l'ex compagna gettandole acqua bollente in pieno volto. Metà della condanna doveva essere scontata ai domiciliari con la frequenza di un centro nelle vicinanze. Questo non è avvenuto, anche se con l'introduzione del Codice Rosso nel 2019, la mancata presenza in centri specializzati per uomini violenti deve essere segnalata dalla struttura all'autorità giudiziaria.
Come ci spiegano dall'Associazione Ares APS che si occupa di uomini maltrattanti, la frequenza di centri simili può essere disposta in qualsiasi momento del procedimento penale a carico dell'uomo violento: può avvenire in fase cautelare, ossia prima della sentenza, o in fase di esecuzione della pena per favorire il trattamento. Negli ultimi anni, spiega a Fanpage.it il Presidente, Prof. Brian Vanzo, sono aumentati anche gli uomini che spontaneamente si presentano al centro per correggere comportamenti violenti. "Diciamo che purtroppo in maggior misura sono disposizioni dell'autorità giudiziaria o comunque suggerimenti degli avvocati – ha sottolineato Vanzo – ma un po' è aumentata anche la consapevolezza individuale e questo non può che farci piacere".
Non, sottolinea Vanzo, che un uomo decida di trattare i suoi comportamenti violenti nei confronti di compagne, madri, sorelle, amiche o colleghe. "Quando decide di farlo è perché ha una capacità di analisi comportamentale mediamente alta, purtroppo non è una critica che gli uomini fanno automaticamente al loro genere. Alcune volte capita che siano le stesse donne a indirizzarli verso la terapia. Vorremmo che tutti gli uomini fossero in grado di decostruire i loro atteggiamenti violenti sulle donne, qualora ce ne fossero, ma purtroppo non siamo ancora arrivati a questo punto e per questo molti utenti vengono da noi in seguito alla disposizione della giustizia".
Il percorso terapeutico funziona così: l'uomo maltrattante viene sottoposto a una valutazione psicologica iniziale ed è poi periodicamente monitorato. Tutto questo contestualmente alla frequenza di percorsi di gruppo e individuali. "Qualora si arrivasse alla fine indicata dalle autorità e gli psicologi non riscontrassero miglioramenti o prese di coscienza da parte dell'uomo maltrattante, si manda esito negativo. Il percorso a quel punto riprende da dove era stato lasciato con le conseguenti valutazioni periodiche".
Fra gli uomini indotti dall'autorità giudiziaria alla frequenza del centro, vi sono anche coloro che non si presentano. "In quel caso abbiamo il dovere di segnalare quest'assenza, il confronto con l'autorità giudiziaria deve essere serrato. Il 45enne di Marostica che ha accoltellato l'ex moglie non era uno dei nostri iscritti, ma sicuramente il centro che avrebbe dovuto frequentare doveva segnalare la sua assenza, è un obbligo chiaro" ha sottolineato Vanzo.
A onor del vero, però, se la misura fa parte di una disposizione del giudice, l'inadempienza dovrebbe portare alla revoca della sospensione condizionale della pena e quindi, qualora fossero stati disposti i domiciliari, all'ingresso in carcere. In questi casi serve però che qualcuno accerti e segnali la violazione e poi il giudice deve pronunciarsi sulla revoca: non si tratta di tempi brevi. A volte ci vogliono mesi o anni. I centri per uomini maltrattanti, inoltre, sono luoghi di trattamento psicologico e comportamentale e in quanto tali non prevedono custodia fisica. Si tratta, in un certo senso, di un'altra falla nel sistema: i centri non hanno potere esecutivo, ma solo il dovere di segnalare l'assenza. Se nessuno controlla o indica l'inadempienza, paradossalmente, la persona resta libera.
Chi frequenta questi centri, ribadisce il presidente dell'Associazione Ares, ha la possibilità di confrontarsi in terapie di gruppo o direttamente con uno psicologo in percorsi individuali. "Si tratta di una terapia che non deve essere inferiore a 15 mesi e deve avere cadenza bisettimanale per 2 ore – ha evidenziato Vanzo -. Prima dell'inizio c'è una valutazione psicologica che ci aiuta a capire come lavorare e su cosa. Come dicevo, ci sono persone che si presentano volontariamente nel nostro centro, anche se la percentuale è più bassa di quella che vorremmo. Nel 2024 abbiamo avuto 89 contatti con 64 persone che abbiamo poi preso in carico. In 10 sono stati valutati e non si sono presentati, hanno fatto quello che in gergo definiamo un ‘drop out', ossia l'abbandono prima ancora di iniziare. In questo caso alcuni hanno optato per un altro centro, mentre per altri è stata fatta la segnalazione all'autorità giudiziaria come da nostro dovere".
Nel 2025 il centro per uomini maltrattanti in Veneto ha avuto 80 utenti. "Abbiamo riscontrato una maggiore consapevolezza con un numero maggiore di iscritti su base ‘volontaria'. C'è anche più sollecitudine da parte delle autorità e anche più controllo, anche se purtroppo il lavoro da fare è ancora tanto". Durante gli incontri con gli psicologi e le psicologhe della struttura, si analizza anche l'aspetto culturale legato alla violenza maschile sulle donne e si cerca di demolire convinzioni patriarcali costruite nel corso degli anni. "Cerchiamo anche di sviluppare la capacità psicologica di mettersi nei panni dell'altro e questo è molto facilitato dalle terapie di gruppo. Il confronto con l'altro ti mette davanti ai tuoi limiti e alla tua storia".
"Il percorso individuale è soprattutto per le personalità più violente, quelle maggiormente problematiche che si sono trovate in contesti immersi nel patriarcato. Lì il lavoro diventa più difficile e bisogna arrivare a nodi personali e psicologici importanti. Entrambi i percorsi sono molto complessi comunque secondo le statistiche nazionali, la recidivazione si abbassa del 12%. Per questo riteniamo che un percorso di educazione e di demolizione dei concetti patriarcali sia vincente".