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Quali sono i rischi del Coronavirus per i bambini e come spiegare loro l’infezione

Da quando il nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) ha iniziato a diffondersi nel mondo ha contagiato oltre 80mila persone, 350 delle quali in Italia. Fra i 2.700 decessi registrati globalmente non figurano bambini tra 0 e 9 anni di età, inoltre l’infezione si manifesta molto raramente fra i più piccoli. Com’è possibile e quali sono i rischi.
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A cura di Andrea Centini
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Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa del contagio messa a punto dall'Università Johns Hopkins di Baltimora, le persone contagiate dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) sono in tutto il mondo 81.005, oltre 320 delle quali in Italia, la terza nazione al mondo per numero di infetti. I decessi al momento sono 2.763, 11 nel nostro Paese, tra Lombardia e Veneto. Una delle informazioni più interessanti che emerge da questi dati è il fatto che ad oggi non è stata registra alcuna vittima tra i bambini tra 0 e 9 anni; i più piccoli non sono immuni al patogeno, come dimostra la neonata di 17 giorni di Wuhan guarita senza l'aiuto di alcun farmaco, tuttavia, come specificato anche dalla Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, nei più piccoli l'infezione sembra essere più rara o più lieve. Le ragioni di questo meccanismo protettivo non sono ancora note, come sottolineato da professor Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatri e responsabile della Pediatria Generale e Malattie Infettive presso l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, ma è certo che i casi che coinvolgono i bambini sono pochi e non c'è stato alcun decesso.

Lo studio sulla mortalità: nessun bambino coinvolto

A “certificare” quanto dichiarato dai pediatri italiani vi sono anche i risultati del più ampio studio epidemiologico sulla COVID-19, l'infezione respiratoria innescata dal patogeno. Gli scienziati del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CCDC) hanno analizzato i dati di 72mila persone, 45mila delle quali infettati dal coronavirus. Sono stati registrati in tutto 1.023 decessi (con un tasso di mortalità complessivo del 2,3 percento), ma non ha perso la vita alcun bambino con un'età compresa tra 0 e 9 anni. Il tasso di mortalità è risultato essere dello 0,2 percento nelle altre fasce d'età fino ai 39 anni, per salire fino al 14,8 percento tra gli ultraottantenni. Come indicato, le ragioni di questa protezione nei più piccoli non sono note. Potrebbe dipendere dalla risposta del sistema immunitario – che tuttavia fino ai 2 anni presenta una fisiologica immaturità, come spiegato dall'UNICEF – oppure dallo scudo offerto dagli adulti. Ma anche se la malattia non sembra avere effetti significativi sui bambini, non vanno comunque sottovalutati i rischi.

I rischi per i bambini

Come specificato dal Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), i virus della famiglia dei coronavirus “sono responsabili di circa 1/5 delle polmoniti virali, e la polmonite è tuttora la prima causa diretta di mortalità infantile a livello globale”. L'organizzazione spiega che sono circa 880mila ogni anno i bambini con un'età compresa tra 0 e 5 anni che muoiono nel mondo a causa delle polmoniti virali, “pari a un decesso ogni 39 secondi”. I bambini più piccoli, le persone anziane e i malati cronici immunodepressi-compromessi sono tra le principali vittime proprio a causa di un sistema immunitario meno efficace, ciò nonostante la COVID-19 nei bambini si presenta raramente e in forma decisamente lieve. Nonostante ciò, il virus potrebbe mutare nel corso del tempo replicazione dopo replicazione, divenendo più aggressivo anche nei confronti dei più piccoli, oltre che per gli adulti. Fortunatamente, come indicato dal direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus, al momento non risultano cambiamenti significativi nel profilo genetico del virus, sottolineando comunque che deve essere fatto tutto il possibile affinché l'epidemia non si trasformi in una pandemia.

Come spiegare l'infezione a un bambino

La gestione del fattore psicologico è fondamentale con i bambini; come sottolineato dall'UNICEF, è doveroso spiegare ai più piccoli “in modo adeguato al grado di comprensione e alla maturità emotiva di ciascun soggetto, ciò che sta avvenendo intorno a loro”. Il professor Alberto Villani ha dichiarato che per farlo “occorre essere sinceri”. È necessario spiegare loro “cos'è un virus, come si trasmette, quali malattie può causare e quali strumenti abbiamo per difenderci. L’occasione è utile anche per far capire ai bambini quanto sia importante, in questo momento, lavare spesso e accuratamente le mani. Una volta rimarcato il concetto, bisogna però lasciarli liberi di compiere questo atto da soli. È un modo che gli adulti hanno per responsabilizzarli”.

La letalità del coronavirus più bassa del previsto

Come spiegato a fanpage dalla virologa di fama internazionale Ilaria Capua, il coronavirus potrebbe essere presente in Italia da settimane o addirittura mesi, e il fatto che si stiano registrando così tanti contagiati in questi giorni può essere una buona notizia: “Tanto più cresce il numero delle persone infette – o meglio: tanto più scopriamo casi pregressi e passati inosservati – tanto meglio è. Perché vuol dire che il numero degli infetti è maggiore di quanto pensavamo. E il potenziale letale del virus, molto minore”.

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