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Coronavirus, l’esperta: “Estendere l’isolamento totale e i blocchi ad altre aree d’Italia”

Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc): “Oltre al Nord Italia potrebbe essere necessario replicare le misure straordinarie in altre comunità nei prossimi giorni”.
A cura di Davide Falcioni
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Le "misure straordinarie" prese "nel Nord Italia sono essenziali per limitare l'epidemia" di nuovo coronavirus "e potrebbe essere necessario replicarle in altre comunità nei prossimi giorni". A dichiararlo Andrea Ammon, direttore del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc). "Le autorità italiane – ricorda in una nota dedicata alla situazione nel nostro paese – stanno identificando tutti i contatti dei casi confermati" di infezione "e hanno annunciato misure di contenimento di sanità pubblica, tra cui la sospensione di raduni di massa, la sospensione delle strutture per l'infanzia e delle scuole e l'accesso a servizi pubblici essenziali condizionati all'uso di dispositivi di protezione individuale". Interventi ritenuti appunto "essenziali" e probabilmente da estendere ad altre aree.

In appena due giorni in Italia sono stati superati i 150 contagi da coronavirus, 112 dei quali nella sola Lombardia. Venerdì mattina il paese si è svegliato con la prima vittima, il 78enne Adriano Trevisan, deceduto all'ospedale di Schiavonia (Padova) dopo 10 giorni di ricovero. La seconda vittima è stata una donna ricoverata a Codogno, mentre la terza – oggi pomeriggio – un'altra donna ricoverata a Crema nel reparto di oncologia. Secondo Angelo Borrelli, commissario all'emergenza, il boom di contagi sarebbe dovuto a "una non conoscenza dei sanitari che non sono stati in grado di riconoscere immediatamente i sintomi del virus". All'ospedale di Codogno, dove è stato ricoverato il paziente 1, sono rimasti contagiati almeno 5 tra medici e infermieri. A Dolo, dove è stato ricoverato un anziano di Mira, medico, infermiere e operatore sanitario che lo hanno seguito nella degenza sono risultati positivi al Covid-19.  Simile la situazione a Schiavonia: "Non è un problema di quantità di test. Ci sono state situazioni in cui non si è stati in grado di riconoscere immediatamente i sintomi del virus" ha aggiunto Borrelli sottolineando come non sia stata una responsabilità dei medici, quanto una "difficoltà" ad individuare i sintomi. "Quello che è successo in Italia è un caso da manuale in cui una o più persone vengono contagiate da chi arriva da un luogo di epidemia, e poi ci sono dei contagiati secondari con lo stesso tempo di incubazione" ha dichiarato Walter Ricciardi, docente di Igiene alla Cattolica e membro del Consiglio esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. "Inoltre, quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso".

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