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Covid 19

Coronavirus, l’esperta che ha isolato il virus: “Chi ha sintomi non deve fare l’eroe, stia a casa”

Maria Capobianchi, la ricercatrice che dirige il laboratorio di virologia dell’ospedale Spallanzani di Roma, che ha isolato per primo in Italia il Coronavirus, ha dato alcuni consigli su come proteggersi dal nuovo virus in una intervista a Repubblica: “Fare tamponi a tappeto non serve. Chi ha i sintomi stia a casa e non metta in pericolo la comunità”.
A cura di Ida Artiaco
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"Fare tamponi a tappeto nella popolazione non ha senso: il tampone fotografa la situazione, ci dice se c’è un’infezione in corso in quel momento, ma farlo a persone asintomatiche non ha senso. E chi ha sintomi, se non è grave, non deve fare l’eroe, ma stare in casa senza mettere a rischio la comunità". A parlare è Maria Capobianchi la ricercatrice originaria di Procida che dal 2000 dirige il laboratorio di virologia dell'ospedale Spallanzani di Roma, dove lo scorso 2 febbraio è stato per la prima volta isolato il Coronavirus in Italia. In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica ha spiegato quali sono le azioni che ciascuno può fare contribuendo a evitare che il virus dilaghi.

"Stiamo ancora imparando a conoscere questo virus, ma i principi di base sono quelli che già conosciamo: come la maggior parte dei virus che colpiscono l’apparato respiratorio, il Coronavirus entra nell’organismo attraverso le vie respiratorie, soprattutto naso e bocca. Possiamo essere raggiunti dalle goccioline che le persone vicine a noi emettono quando tossiscono, starnutiscono o parlano, oppure contagiarci toccando oggetti o persone che sono contaminati: per questo è fondamentale rimanere distanti dagli altri, e lavarsi spesso col sapone che conti", ha detto. Sulla possibilità che il Coronavirus colpisca più gli uomini che le donne ha precisato che "questo è uno degli interrogativi sollevati dalla biologia di questo virus: per ora non abbiamo una risposta precisa, si stanno formulando varie ipotesi. Sicuramente incidono fattori ormonali e metabolici, e forse anche lo stile di vita.  E anche il sistema immunitario può presentare delle differenze in base al genere che, per via indiretta, possono influenzare la risposta alle infezioni".

Anche se il termine pandemia spaventa, questo non indica la gravità del problema ma semplicemente la sua diffusione, per contrastare la quale si sta lavorando alla realizzazione di un vaccino. "Da questo punto di vista – ha aggiungo Capobianchi – sta lavorando su “piattaforme”, le basi di partenza del vaccino, che poi sono adattate a ogni specifico virus: c’è stata un’accelerazione importante, ma ovviamente serve tempo e rigore, per valutare l’efficacia dei possibili vaccini. Non bisogna farsi prendere dalla fretta".

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