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La storia di don Alessio: il parroco che decide di fare l’infermiere in ospedale

In un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, i suoi studi da infermiere dovevano essere messi al servizio della comunità: per questo don Alessio Strapazzon, parroco 37enne di Castellavazzo, Codissago e Podenzoi, ha deciso di tornare a prestare servizio in corsia nell’ospedale di Belluno.
A cura di Stefano Rizzuti
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Don Alessio Strapazzon ha 37 anni ed è il parroco di Castellavazzo, Codissago e Podenzoi, in provincia di Belluno. Ora, come racconta Avvenire, ha deciso di svestirsi momentaneamente della tunica per tornare negli ospedali a dare una mano come infermiere durante l'emergenza sanitaria in corso. Avvenire racconta la storia di don Alessio, che dal 23 marzo presta servizio nel reparto di pneumologia per la cura del Coronavirus all’ospedale San Martino di Belluno. “Il Signore ci ha insegnato ad amare il prossimo. In questo momento, per me, amare il prossimo significa rientrare in corsia. L’altro ieri ho fatto il mio primo turno, mi sono sentito bene”, sono le parole del parroco.

Don Alessio, nato nel 1983, ha iniziato gli studi per diventare sacerdote nel 2012. Prima si era laureato in scienze infermieristiche all’università di Padova. Studi che ora tornano utili e gli permettono di andare in corsia per aiutare medici e infermieri ad affrontare l’emergenza. La sua scelta viene sostenuta anche dal vescovo Renato Marangoni e dal sindaco di Longarone, Roberto Padrin: “Don Alessio è un grande, siamo tutti con lui, con i suoi colleghi infermieri e i medici”.

A Belluno le persone ricoverate per Coronavirus sono 44, di cui 7 in terapia intensiva. I positivi in tutta la provincia sono in totale 280. Numeri che hanno portato don Alessio a questa scelta: “L’idea di essere infermiere, di poter aiutare in qualche modo, e pensare a tutti i colleghi che in questo momento stanno lavorando tanto e stanno dando tutto quello che hanno, in un certo modo non mi concedeva di stare a casa perché nel cuore io avevo bisogno di dare la mia disponibilità, di aiutarli, perché si è tutti una grande famiglia”. Così è tornato in ospedale, nonostante la paura che di fronte a questa situazione è inevitabile: “Un po’ di timore c’è sempre, però io credo che l’essere insieme come infermieri, l’aiutarsi, il sostenersi a vicenda e il camminare insieme, credo sia la cosa che dà più coraggio nell’affrontare questo momento di difficoltà”.

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