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Coronavirus, Burioni: “Uscire solo se indispensabile, soprattutto nelle Regioni con meno casi”

Il virologo Roberto Burioni, intervistato ieri durante la trasmissione ‘Che tempo che fa’ su Raidue, ha ribadito ancora una volta l’importanza di limitare gli spostamenti: “Si dovrebbe uscire di casa solo per quello che è indispensabile e, quando lo si fa, si sta attenti. Questo è importante soprattutto nelle regioni dove non c’è ancora stata una esplosione dei casi. Perché li è ancora possibile contenerli”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Roberto Burioni
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"Non dobbiamo prendere queste misure come una limitazione della nostra libertà. In realtà il dittatore è questo virus. Ci ha imposto cambiamenti di vita importantissimi, e in questo momento dobbiamo fare Resistenza". A dirlo è il virologo Roberto Burioni durante la trasmissione ‘Che tempo che fa' su Raidue, intervenendo sull'emergenza coronavirus, e sulle nuove misure stringenti prese dal governo. "Ci troviamo in una situazione complicata, non dobbiamo nascondere o minimizzare, l'unico modo per rallentare l'epidemia è rallentare i contatti". A fronte di questo, ha aggiunto, "si dovrebbe uscire di casa solo per quello che è indispensabile e, quando lo si fa, si sta attenti. Questo è importante soprattutto nelle regioni dove non c'è ancora stata una esplosione dei casi. Perché li è ancora possibile contenerli".

Ieri sono state chiuse 14 province del Nord Italia, in Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Piemonte, ed è stata chiusa l'intera Lombardia: questo significa che nessuno può entrare e uscire da quelle zone, a meno che non sussistano gravi necessità di salute, o impegni di lavoro imprescindibili. E chi viola le indicazioni del governo, chi non rispetta la quarantena, rischia anche il carcere.

"Paragonare questo virus a un’influenza è come paragonare un petardo a una bomba a mano. Si può uscire? Sì, da soli. Il contatto umano è quello che può trasmettere il virus", ha spiegato. "Questo virus non è un'influenza, ora è sotto gli occhi di tutti, centinaia di morti, rianimazioni strapiene. Un’altra cosa non vera è che non si muore per il coronavirus ma con il coronavirus. Invece si muore per il coronavirus. Muoiono di più le persone deboli ma non bariamo con le parole, perché poi induciamo la convinzione che questa malattia riguarda solo anziani e malati. Non è vero. Si stanno saturando le terapie intensive".

"Quando non ci sono più posti anche un giovane di 25 anni magari con un incidente non lo possiamo curare", ha ribadito l'esperto.

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