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Coronavirus, Burioni: “Non è vero che muoiono solo gli anziani”

Il virologo Roberto Burioni ha smentito che a morire di coronavirus sono solo pazienti anziani: “Non dobbiamo pensare agli anziani come persone che sono in fin di vita. Questo virus ha ucciso persone che stavano tutto sommato bene. Dire che ‘pazienza se muore un anziano’ è una cosa abietta”.
A cura di Davide Falcioni
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"Muoiono solo gli anziani". È il refrain delle ultime settimane quando si  parla di coronavirus, la frase ricorrente di chi – spesso molto maldestramente – vuole rassicurare sulle conseguenze della malattia sostenendo che a pagare il prezzo più caro sono persone già debilitate, come se non fosse proprio di quelle che ci si dovrebbe prendere cura. Lo stesso Roberto Burioni, in un'intervista rilasciata a "I Lunatici", su Rai Radio2, ha criticato questo approccio alla malattia: "Quanto mi infastidisce sentir dire che muoiono solo gli anziani? E' una cosa non vera. Il paziente 1 ha 38 anni e in questo momento è in rianimazione in condizioni critiche. E anche il medico cinese di 31 anni non era anziano. Poi non dobbiamo pensare agli anziani come persone che sono in fin di vita. Questo virus ha ucciso persone che stavano tutto sommato bene. Dire che ‘pazienza se muore un anziano' è una cosa abietta. Che facciamo, iniziamo a decidere una graduatoria di importanza delle persone?".

Il virologo, come tutti gli altri medici impegnati nel tentativo di contenere i contagi, ha ricordato che "siamo nel momento decisivo. Il virus è arrivato e si è diffuso senza alcuno ostacolo fino a una settimana fa. Poi ci siamo accorti che si è diffuso. Fortunatamente il focolaio di diffusione sembra limitato. Però questo è un virus molto contagioso. Pericoloso, perché manda un sacco di persone nei reparti di terapia intensiva. Dobbiamo fare di tutto per bloccarne o rallentarne la diffusione, così avremo tempo di allestire reparti per curare più malati, e non affollare troppo le terapie intensive. Bisogna fare di tutto per ostacolarne la diffusione, anche se costa qualche sacrificio".

Insomma, le misure restrittive imposte dal governo in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono oggi necessarie per contenere il contagio e non mettere in crisi il sistema sanitario nazionale. Burioni ha poi ricordati che ""il Coronavirus non è la peste ma non è neanche un raffreddore. E' un virus che dà una sindrome respiratoria di una certa gravità. Che provoca la morte in casi piuttosto rari, ma non rarissimi, si parla circa dell'uno percento. Ma spedisce un sacco di persone in terapia intensiva. E i posti in terapia intensiva sono limitati. E' importantissimo in questo momento rallentare la diffusione. Capiremo tra una settimana o dieci giorni se le misure prese in questo momento sono state corrette. Il che è ragionevole perché la malattia ha circa sei giorni di incubazione in media. Chi si infetta oggi si ammala tra sette otto giorni".

Per quanto riguarda la reazione dei cittadini all'epidemia il virologo ha aggiunto: "Ho visto una iniziale reazione di panico ingiustificato. I supermercati svuotati mi hanno molto colpito. Però allo stesso modo mi ha stupito il fatto che da due o tre giorni si dica che il pericolo è passato. Non ci vuole il panico, ma serve maturità. Dobbiamo assumere comportamenti che possano ostacolare il virus, che si trasmette attraverso il contatto umano. Bisogna evitare di andare in luoghi affollati che non siano indispensabili da frequentare. Non è il momento di andare a una partita di calcio o a un concerto".

Sui possibili danni all'economia, Burioni ha detto: "Non possiamo dire che non ci interessa, c'è gente che sta avendo dei grandi danni economici. E' una cosa che non va presa con superficialità. Ma in questo momento c'è un interesse superiore. L'epidemia va fermata. Credo che lo Stato dovrebbe distribuire questo disagio. Alcuni cittadini hanno dei danni gravissimi, altri meno. Spero che lo Stato aiuti chi è colpito".

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