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Coronavirus 2019-nCoV, lo studio italiano: trasmesso dai pipistrelli e poco mutabile

Lo studio ha potuto confermare quanto già si sospettava e cioè che il Coronavirus nCoV è stato trasmesso dai pipistrelli, ma soprattutto ha potuto dare una buona notizia a chi è impegnato nel trovare una cura per combatterlo e cioè che è poco mutabile. “Si tratta dello studio più esteso di genomica comparativa finora realizzato per questo nuovo virus “, hanno annunciano dall’Università di Bologna.
A cura di Antonio Palma
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Il Coronavirus 2019-nCoV è stato trasmesso dai pipistrelli ma è poco mutabile. È la conclusione a cui è arrivato il più grande studio scientifico di genomica comparativa svolto fino a questo momento sul pericoloso virus che dalla Cina si è propagato al resto del mondo facendo centinaia di morti e decine di migliaia di contagi nel Paese asiatico. A condurre lo studio è stato un team di scienziati dell'Università Alma Mater di Bologna guidato da Federico M. Giorgi, ricercatore di bioinformatica al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie del'Ateneo bolognese. La ricerca, pubblicata sul "Journal of Medical Virology", ha preso in esame, analizzato e confrontato tra loro "i genomi di 56 coronavirus finora sequenziati da vari laboratori nel mondo". Tra di loro anche quelli dei due turisti cinesi trovati positivi al Coronavirus durante un viaggio turistico in Italia e ora ricoverati in condizioni critiche all'Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani' di Roma.

"Si tratta dello studio più esteso di genomica comparativa finora realizzato per questo nuovo virus ", hanno annunciano dall'ateneo del capoluogo emiliano. Lo studio ha potuto confermare quanto già si sospettava e cioè che il Coronavirus nCoV è stato trasmesso dagli animali e in particolare dai pipistrelli, ma soprattutto ha potuto dare una buona notizia a chi è impegnato nel trovare una cura per combatterlo e cioè che è poco mutabile.

Nel dettaglio, per quanto riguarda la prima scoperta, gli studiosi spiegano che "il parente più stretto dei virus isolati in queste settimane corrisponde alla sequenza EPI_ISL_402131 di un coronavirus di Rhinolophus affinis, un pipistrello asiatico di medie dimensioni, rinvenuto nella provincia dello Yunnan, in Cina". Secondo gli studiosi, "il genoma del nuovo coronavirus umano condivide almeno il 96,2% di identità con il suo probabile progenitore nel pipistrello, mentre si discosta molto di più dal genoma del virus umano responsabile della Sars (sindrome respiratoria severa acuta), con una somiglianza dell'80,3%".

Per quanto riguarda il "dato ottimistico", così come è stato descritto dagli stessi ricercatori, la meta-analisi sui genomi ha scoperto che "tutti i coronavirus umani sequenziati fino ad oggi sono molto simili fra di loro, anche se provenienti da regioni diverse della Cina e del mondo". "Tutti i genomi ottenuti dai pazienti infettati dall'inizio dell'epidemia condividono un'identità di sequenza superiore al 99%" scrivono i ricercatori , sottolineando però anche di aver "identificato per la prima volta un singolo punto di elevata variabilità nelle proteine del virus, con l'esistenza di due sottotipi virali. Questi differiscono per un singolo aminoacido in grado di cambiare sequenza e struttura nella proteina accessoria ORF8, una componente del virus che non è ancora stata caratterizzata".

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