Coppia uccisa per l’eredità dal fratello di lui, Caterina ha provato a chiedere aiuto prima di morire
Dopo un lungo interrogatorio ha confessato di aver ucciso il fratello e la cognata, Cosimo Calò, l'83enne fermato questo pomeriggio con l'accusa di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di parentela. La sera del 28 febbraio avrebbe imbracciato un fucile per poi recarsi a Serranova, frazione del comune di Carovigno, a casa del fratello, Antonio calò, 70 anni, e della moglie di quest'ultimo, Caterina Martucci, 64 anni, ed esplodere contro i due dei colpi mortali.
Ha raccontato dinanzi all'avvocato difensore Carmela Roma, nella caserma dei carabinieri di San Vito dei Normanni, di averli uccisi per dei dissapori legati a motivi economici che nel tempo si erano radicalizzati così come il rancore che provava nei confronti dei due. “Alla fine è crollato e tra le lacrime ha ammesso l'omicidio – spiegano a Fanpage.it i carabinieri – ha dichiarato di essere l’unico responsabile di questo duplice omicidio, ora ci saranno accertamenti sull'arma del delitto”.
Al termine dell'interrogatorio la procura di Brindisi ha disposto il fermo per l'uomo che si trova ora in carcere. Il movente del duplice omicidio sarebbe legato a un'eredità, costituita da una casa colonica e da terreni, probabilmente del valore di 100mila euro.
Nel corso delle perquisizioni, i carabinieri hanno sequestrato un fucile da caccia, trovato in un capanno attiguo all'abitazione dell'83enne. L'arma, stando alle sue dichiarazioni di Cosimo Calò, sarebbe stata acquistata qualche giorno prima per cento euro. L'autopsia che dovrebbe essere eseguita nelle prossime ore, potrà chiarire se i colpi che hanno ucciso i coniugi sono compatibili con quel fucile da caccia: “Al momento è ancora tutto da confermare, e la sua versione deve essere verificata”, spiegano gli inquirenti a Fanpage.it
“L'indagine è stata sviluppata attraverso le escussioni di familiari e conoscenti delle vittime – spiega il procuratore capo di Brindisi, Antonio De Donno – l'acquisizione di immagini delle telecamere della zona e intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché attraverso la ricostruzione degli spostamenti di alcune persone ritenute di interesse”.
A scoprire i cadaveri è stato l'altro fratello di vittima e assassino, Carmelo, che ha raccontato ai carabinieri di aver raggiunto il casolare in cui viveva Antonio perché i due avevano un appuntamento al quale il fratello minore non si era presentato. Una volta entrato in casa ha visto il fratello in una pozza di sangue, ucciso da una fucilata tra l'ingresso dell'abitazione e il soggiorno, e la cognata, raggiunta da due colpi di fucile.
La donna è stata trovata in camera da letto con il telefonino in una mano, afferrato probabilmente nel tentativo di chiedere aiuto. Secondo quanto ricostruito dalle indagini effettuate dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi insieme ai colleghi della compagnia di San Vito dei Normanni, i rapporti tra Cosimo e Antonio Calò si erano incrinati negli ultimi anni, in particolare dopo la morte di un altro fratello, Angelo, che aveva lasciato in eredità ad Antonio beni immobili, tra cui ci sarebbe un terreno attiguo al casolare, dove si è poi consumato il duplice omicidio.
Il terreno negli anni sarebbe diventato motivo di attrito: nello specifico Cosimo avrebbe scoperto di aver ricevuto in eredità da Antonio un terreno sul quale non era possibile edificare e per questo avrebbe chiesto il pagamento di una somma di denaro. Ci sarebbero state diversi liti e in un'occasione anche minacce di morte. Per questo Antonio e Carmelo avrebbero deciso di contattare un legale per un appuntamento previsto per il primo marzo, appuntamento a cui però Antonio non si è mai presentato.