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Come sono cambiate le esercitazioni militari italiane e Nato dopo la guerra in Ucraina

Il generale Giorgio Battisti, analista militare ed ex comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO in Italia, spiega a Fanpage.it come sono cambiate le esercitazioni militari italiane e Nato e perché si sono intensificate dopo la guerra in Ucraina.
Intervista a Generale Giorgio Battisti
Ex comandante del Corpo d'Armata di Reazione Rapida della NATO in Italia
A cura di Antonio Palma
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Si sta parla sempre più spesso di esercitazioni militari italiane e Nato, navali, aeree e terresti, che anche in Italia sembrano ormai continue, in particolare nei poligoni in Sardegna. Ne abbiamo parlato col generale Giorgio Battisti, analista militare ed ex comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO in Italia, per capire se siamo davanti a una intensificazione di questi addestramenti militari alla luce di un mutato quadro internazionale o se si tratta di normale attività addestrativa di routine.

Generale, si sta parlando di un intenso programma di esercitazioni militari italiane. Siamo effettivamente in una fase di intensificazione di questi addestramenti? Il quadro internazionale con la guerra in Ucraina e le tensioni con la Russia hanno un ruolo?

Quello di addestrarsi è una attività normale prevista per ogni forza armata per raggiungere il livello di capacità professionale definito a seconda dei rischi della minaccia che ci può essere. Niente di nuovo, anche se da qualche tempo c’è una maggiore intensità di queste attività perché indubbiamente la situazione internazionale, ormai da due anni, dal febbraio 2022, ha ridisegnato le esigenze di addestrare tutte le forze armate secondo i canoni dei conflitti classici, di guerra convenzionale, mentre fino a pochi anni fa eravamo, come forze armate, più proiettati a condurre operazioni di Peacekeeping e Counterinsurgency come gli impegni in Afghanistan e in Iraq. L’invasione dell’Ucraina, ma anche i segnali precedenti come l’occupazione russa della Crimea e la guerra civile nel Donbass nel 2014, ha riportato l’attenzione di tutte le forze armate italiane, ma anche delle forze armate dell’alleanza Atlantica, ad addestrarsi con le procedure e gli schemi di una guerra convenzionale. Schemi e modalità addestrative che erano in atto durante la Guerra fredda. In un combattimento come quello in Ucraina, infatti, si assiste a un conflitto del secolo scorso ma con armi e tecnologie moderne.

Generale Giorgio Battisti
Generale Giorgio Battisti

Come mai le esercitazioni militari italiane si concentrano sempre in Sardegna?

Dobbiamo ricordare che in Italia i poligoni sono comunque limitati. Per tanti motivi, come quelli ambientali e di convivenza sociale con la popolazione, nel corso dei decenni si sono concentrati in Sardegna ed è per quello che può sembrare che ci sia una particolare attività addestrativa nei cieli nei mari e sulla terra della Sardegna delle tre forze armate ma non è niente di particolare. Si tratta di attività routinarie per preparare le nostre forze e per il mantenimento delle capacità operative delle unità in caso di impiego, che può essere ad esempio lo schieramento ai confini dell’Alleanza Atlantica ad est, dove da alcuni anni abbiamo sia reparti dell’Aeronautica che dell’esercito usati come deterrenza nei confronti della Russia. Le esercitazioni servono anche per il conseguimento del livello di prontezza operativa, cioè ogni reparto, secondo le sue caratteristiche, deve raggiungere un certo livello di prontezza operativa per essere dichiarato pronto a un eventuale impiego in operazione.

A queste addestramenti in Italia partecipano altre forze Nato e i nostri militari invece vanno ad addestrarsi regolarmente all'estero?

Certamente sì, del resto abbiamo basi e reparti Usa in Italia che si addestrano regolarmente nei nostri poligoni. Se allarghiamo il discorso, in questi ultimi mesi, da gennaio a maggio, è in corso una grandissima esercitazione Nato che si chiama Steadfast Defender 2024 che interessa tutti i 32 paesi dell’Alleanza e vede impiegati circa 90mila uomini e donne, oltre mille mezzi da combattimento, oltre 80 velivoli e 40 mezzi navali. Si tratta di una serie di addestramenti dall’Artico fino ai mari del Mediterraneo che rientrano tutti in questa grande esercitazione. Sono attività finalizzate a raggiungere uno standard operativo interforze tra le varie forze armate Nato e per dimostrare la compattezza dell’Alleanza nei confronti della Russia e fungere da deterrenza. Era quello che avveniva durante la guerra fredda. L’ultima esercitazione con tale impiego di mezzi risale infatti al 1988 ma questo nuovo clima di tensione tra Russia e Nato ha portato a rispolverare queste esercitazioni.

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