Cinghiali radioattivi in Piemonte: ancora gli effetti del disastro di Chernobyl

Il disastro nucleare di Chernobyl continua a far sentire i propri effetti anche in Italia nonostante siano passati quasi trenta anni. Infatti sono stati ben 166 i casi di cinghiali radioattivi scoperti dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta dall'inizio dei controlli nella zona, nel marzo del 2013. Un numero impressionante, soprattutto se paragonato a quello dell'inizio dell'attività del centro quando agli animali trovati contaminati erano stati appena 27. I controlli erano scattati un anno fa quasi per caso dopo che su alcuni cinghiali selvatici vennero riscontrati tassi di radioattività abnormi. Da allora l'Istituto ha continuato a monitorare la situazione analizzando 1.441 campioni e scoprendo appunto 166 casi di cinghiali radioattivi, cioè contaminati da Cesio 137. Tutti gli animali provenivano dalla provincia del Verbano-Cusio-Ossola e in particolare dalla Valsesia, nel nord del Piemonte. Casi che secondo gli esperti dell'Istituto Zooprofilattico sono ancora conseguenza diretta del disastro nucleare di Chernobyl del 1986.
Il disastro di Chernobyl e gli effetti in Italia
L'occasione per fare il punto della situazione su questa condizione è stato il convegno organizzato dallo stesso Istituto Zooprofilattico a Torino, alla presenza di ricercatori, docenti universitari e rappresentanti delle organizzazioni agricole e venatorie. "L'Unione Europea ha stabilito che i livelli massimi di radioattività nei selvatici non devono superare i 600 bequerel per chilogrammo di peso. Nei nostri laboratori è emersa una concentrazione di Cesio 137 significativamente superiore in oltre il 10% dei campioni esaminati" ha spiegato durante il convegno la direttrice dell'Istituto Zooprofilattico, Maria Caramelli. Sottolineando che i cinghiali radioattivi sono la conseguenza del disastro di Chernobyl, Caramelli ha ricordato che "la nube tossica transitò sulle regioni del Nord del nostro Paese. In Valsesia le ricadute radioattive però furono particolarmente intense per la pioggia che cadde in quel periodo". In effetti i controlli sulle carcasse di animali selvatici provenienti da altre aree del Piemonte non hanno rivelato nessuna contaminazione.