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Castel d’Azzano, i fratelli Ramponi indagati per strage: “Volevano uccidere tutti, anche il vicinato”

I tre fratelli Ramponi sono al centro di un’indagine per strage in relazione all’esplosione avvenuta nel casolare di Castel d’Azzano (Verona) che è costata la vita a 3 carabinieri e il ferimento di 27 persone. Secondo la Procura, la volontà dei tre era di provocare quanti più morti possibili in maniera indistinta.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe deciso di far saltare in aria il casolare di Castel d'Azzano, dove viveva con i due fratelli, con un accendino e alcune bombole a gas aperte sotto il tetto. Così Maria Luisa Ramponi avrebbe deliberatamente causato l'esplosione costata la vita a 3 carabinieri e il ferimento di 27 persone.

"Si voleva creare una situazione talmente vasta che poteva includere i vicini, i carabinieri e chiunque si trovasse in quell'area. Si tratta di una strage. Chi decide di buttare una bomba nello stadio non vuole uccidere necessariamente l'allenatore o l'arbitro, ma vuole ammazzare tutti. A Castel d'Azzano è successo lo stesso" ha spiegato il procuratore capo Raffaele Tito.

Per la deflagrazione sono ora in carcere Franco e Dino Ramponi, due dei tre fratelli proprietari del casolare oggetto dello sgombero. Venerdì mattina si terranno per i due, difesi dagli avvocati Fabio Porta e Domenico Esposito, le udienze di convalida dell'arresto.

Maria Luisa Ramponi è invece ricoverata in Terapia Intensiva all'ospedale di Borgo Trento, ma non sarebbe in pericolo di vita. Per lei l'interrogatorio di garanzia verrà fissato quando le condizioni di salute saranno migliori. La sua difesa è affidata all'avvocato Alessandro Ballottin.

Mercoledì la Procura ha definito il capo di imputazione, assorbendo il reato di omicidio plurimo premeditato in quello di strage. I tre, neanche a dirlo, rischiano l'ergastolo. Il sostituto procuratore Silvia Facciotti contesta agli indagati anche la resistenza a pubblico ufficiale e la detenzione di esplosivi di tipo molotov. Per ricostruire la dinamica della deflagrazione, si sta procedendo con la visione dei filmati realizzati dalle bodycam degli agenti.

Le bottiglie molotov, stando a quanto emerso, erano da mesi sopra il tetto del casale e il drone le aveva immortalate tra febbraio e maggio, segno che i tre avessero già un piano. Gli inquirenti si chiedono però quale fosse il ruolo degli altri due fratelli, Dino e Franco, fuori dall'abitazione al momento della deflagrazione. In casa vi era infatti solo Maria Luisa, che ha innescato l'esplosione.

L'ipotesi è che la donna avesse deciso di sacrificarsi per i due fratelli, offrendosi di innescare l'esplosione. In passato, i tre erano stati protagonisti di procedimenti contro i carabinieri. In particolare, uno di questi aveva riguardato proprio Franco Ramponi, condannato due anni fa a 4 mesi per uso di atto falso. La pena era stata sospesa.

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