Caso Yara, non solo Bossetti: “ora si cerca un secondo uomo”

Nuovi aggiornamenti sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio. Dopo il fermo di Massimo Bossetti, ora si parla di un secondo uomo vicino al presunto killer della 13 enne di Brembate Sopra. Almeno secondo quanto rivelato da fonti sentite da Enrico Fedocci, giornalista di News Mediaset. L’ipotesi, esclusa in un primo momento, sarebbe stata avvalorata da alcune intercettazioni telefoniche in mano agli inquirenti e sulle quali vige il massimo riserbo: Yara era una ragazzina robusta, una atleta forte fisicamente. Particolare che avrebbe indotto gli investigatori a considerare il fatto che Bossetti, da solo, non sarebbe riuscito a rapirla, ma si sarebbe avvalso di un complice. Il muratore 44 enne di Mapello non avrebbe mai potuto spostare da sola la giovane fino al campo di Chignolo dove il corpo senza vita è stato ritrovato, è la congettura di Fedocci.
"Il Dna di Bossetti era su alcuni attrezzi rubati"
Gli avvocati d Bossetti intanto stanno mettendo in campo tutti i mezzi disponibili per tentare di provare l’innocenza del loro assistito. L’ultimo particolare riguarda gli attrezzi da lavoro dell’uomo che, secondo la versione dell’imputato, furono rubati dal suo camion prima della sparizione di Yara. Fatto che spiegherebbe il perché il Dna di Bossetti fosse sugli indumenti della vittima. Come riporta il quotidiano La Repubblica, la denuncia fu presentata dall’uomo ai carabinieri, anche se lo stesso presunto assassino non ne ha parlato subito dopo il fermo. Una livella elettronica, un distanziatore, una bindella e due scalpelli, di cui uno a punta acuminata, con cui potrebbe essere stata uccisa la ragazzina, "vennero rubati dall'interno dell'Iveco Daily parcheggiato sotto la casa di via Piana di Sopra a Mapello”.
La moglie di Bossetti fa visita al marito in carcere
Nel frattempo Massimo Bossetti, in carcere a Bergamo, ha ricevuto la prima visita della moglie, Marita Comi. La donna, sua più strenua sostenitrice, è riuscita a entrare all'interno del penitenziario evitando i numerosi cronisti e le troupe televisive assiepate fuori. Marita Comi, che continua a difendere il presunto killer, non vedeva il marito dal 15 giugno.