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Caso Yara, il presunto killer Bossetti non era solo? Ritrovati file porno nel suo pc

Torna ad essere valutata la pista del complice, che avrebbe agito insieme al presunto assassino di Yara. Nel computer di Bossetti, gli inquirenti hanno trovato materiale hard.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è un secondo uomo nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio? E’ l’ipotesi alla quale sta lavorando la Procura di Bergamo. Va però detto che non si tratta di una novità. Già nel recente passato si era parlato del fatto di un uomo o, addirittura, di una donna che avrebbe agito insieme al presunto killer Massimo Giuseppe Bossetti. Non è escluso che ci sia una persona che stia "coprendo" il principale sospettato dell’omicidio di Brembate, ma per gli inquirenti non sarebbe la madre, Ester Arzuffi, 65 anni. In realtà, non è chiaro neanche il ruolo di questa presunta seconda persona; dunque se abbia partecipato alle violenze sulla ragazzina o se abbia aiutato l’assassino a nascondere il corpo della giovane vittima.

File pornografici nel computer del presunto killer

Nel computer di Bossetti sarebbero emersi file hard memorizzati durante la navigazione internet. Ma secondo la procura – scrive l’Eco di Bergamo – si tratterebbe di elementi trascurabili, irrilevanti ai fini dell'inchiesta. Vanno però fatte due precisazioni. Non si tratta di immagini pedopornografiche, quindi con minorenni. Il pc di casa è assemblato con parti appartenute ad altri computer, quindi non è escluso che il materiale sia rimasto in archivio per la navigazione in Rete di altre persone. Il consulente informatico del pm Letizia Ruggeri ci sta lavorando, vagliando anche i dati cancellati nei tre anni e mezzo trascorsi. “Non troveranno niente”, aveva detto Bossetti ai suoi avvocati.

Il caso Yara e il fermo di Bossetti

Il 44enne Massimo Giuseppe Bossetti, padre di 3 figli, è in carcere in isolamento ormai da un mese nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa da Brembate (Bergamo) il 26 novembre 2010 e rinvenuta cadavere 3 mesi dopo poco distante, in un campo di Chignolo d’Isola. Il Dna del muratore di Mapello ritrovati sugli indumenti della 13enne sarebbe la prova regina. Ma secondo gli avvocati alcuni attrezzi da lavoro di Bossetti furono rubati dal suo camion prima della scomparsa della ragazzina. L’uomo si è difeso affermando che avrebbero perso sangue dal naso, e questo potrebbe essere finito su un suo attrezzo utilizzato da qualcun altro per infierire sulla ragazzina.

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