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Casa lager di Castelbuono, morto uno dei pazienti: esperti verificheranno le cause del decesso

Francesco Paolo Bua, paziente della struttura “lager” Suor Rosina La Grua, a Castelbuono, è morto per arresto cardiaco dopo essere stato spostato in un’altra residenza per disabili.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Francesco Paolo Bua, 46enne ospite della struttura "lager" di Castelbuono, è morto dopo esser stato trasferito dalla residenza per disabili in cui subiva maltrattamenti. L'uomo, con insufficienza mentale profonda e grave malformazione cardiaca, era uno dei 23 disabili vessati nella struttura Suor Rosina La Grua. Lo scorso 17 dicembre sono state arrestate 17 persone, di cui 10 in carcere e 7 ai domiciliari, per maltrattamenti. Altre 5 persone hanno avuto la misura cautelare dell'obbligo di dimora.

Bua era stato trasferito presso la Sereni Orizzonti, struttura geriatrica di Palermo. Era lì ormai da 18 giorni quando, durante la notte, è andato incontro a un arresto cardiaco. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno requisito le cartelle dalla residenza siciliana e la salma del 46enne sarà sottoposta ad ulteriori accertamenti. Gli esperti della Procura di Palermo verificheranno le cause del decesso. La famiglia del paziente vuole vederci chiaro e capire se il decesso è da collegarsi ai maltrattamenti subiti o se ci sia altro. Ad assisterla l'avvocato Giorgio Bisagna.

I 23 disabili della struttura erano stati tutti trasferiti presso altre sedi dopo la scoperta dei maltrattamenti sistematici filmati dalle telecamere. La famiglia Bua ha già subito un altro terribile lutto nel 2018, quando Samuele Bua, fratello del paziente, è stato trovato senza vita nella propria cella del carcere Pagliarelli di Palermo a soli 29 anni. Anche lui affetto da patologia mentale era rimasto a lungo senza assistenza in cella. Il processo di primo grado ha assolto la struttura carceraria. Adesso si prospetta un nuovo processo per il nucleo familiare, questa volta per il 46enne. Secondo le indagini, Bua era oggetto di percosse da parte degli altri pazienti e il tutto avveniva nell'incuria degli operatori della struttura. Non solo le vessazioni degli altri ospiti, ma anche quelle perpetrate dagli operatori della clinica. Lo scorso dicembre le indagini avevano fatto emergere maltrattamenti e ingiurie nei confronti dei 23 pazienti. Alcuni venivano spesso rinchiusi in una "sala relax", al buio e senza alcun arredamento. Alcune volte, le vittime erano persino abbandonate nei loro escrementi.

I disabili, secondo l'accusa, venivano anche pesantemente sedati. Le torture sistematiche, secondo quanto scrive la gip Angela Lo Piparo nell'ordinanza che disponeva l'arresto degli operatori, aggravavano la condizione mentale e fisica dei pazienti. I sanitari, inoltre, vessavano con insulti, scherni e umiliazioni i 23 disabili. Nell'ordinanza si legge che alcuni di loro, molto giovani, apparivano denutriti: venivano infatti privati del cibo come "punizione" per i loro comportamenti. Le cure farmacologiche, invece, li avevano ridotti in uno stato comatoso. L'inchiesta era partita dalla denuncia dell'ex direttrice sanitaria Caterina Saladino, che ai pm Alessandro Macaluso e al procuratore Ambrogio Catosio, aveva rivelato la sedazione subita dai pazienti a suo insaputa. "Si va avanti con punture di neurolettico e tranquillanti. Si tratta di fermaci che non ho mai somministrato ai pazienti nei tre anni in cui sono stata direttore sanitario. Somministrati insieme hanno un effetto devastante".

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