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“Cari fratelli, vi prego non partite” la lettera di una piccola migrante salvata dal mare

Ha solo 11 anni ma dopo aver perso tutta la famiglia in uno dei naufragi nel Mediterraneo, ha scritto una commovente lettera in cui si rivolge ai suoi connazionali implorandoli di non partire.
A cura di Antonio Palma
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"Ven­go dal Gam­bia e ho attraversato il ma­re per ve­ni­re in Ita­lia. Mol­te per­so­ne so­no mor­te, i miei mi­glio­ri ami­ci, mia so­rel­la e mio fra­tel­lo so­no mor­ti fra le on­de per arrivare in Ita­lia… Vi sup­pli­co, fra­tel­li e so­rel­le, ba­sta arrivare in que­sto mo­do", è la commovente lettera scritta da una bambina di 11 anni, giovanissima naufraga tra i tanti che in questi giorni sono arrivati sulle coste italiane dopo una viaggio della disperazione nel Mediterraneo. "Vi di­co que­ste pa­ro­le per­ché so co­sa ho vi­sto e ho vi­sto mol­te co­se che non pos­so raccon­ta­re. Quel che pos­so di­re a chi di voi sta per arrivare è: non fa­te­lo, per fa­vo­re, fra­tel­li e so­rel­le…. Attraversare il ma­re è mol­to, mol­to pericoloso. Vi pre­go, ba­sta" prosegue la lettera in un inglese incerto ma con parole che colpiscono il cuore. Soprattutto se si pensa che, come riporta il Corriere della Sera, il messaggio è opera di una bambina arrivata il 14 aprile a Reggio Calabria da sola dopo un naufragio in cui hanno perso la vita i genitori, il fratellino e sua sorella maggiore.

La piccola è sbarcata da na­ve Orio­ne della Marina militare italiana che aveva raccolto da un barcone naufragato 144 vivi e 9 morti ma tutti hanno confermato che nella stiva vi erano almeno altre 400 persone colate a picco con la nave tra cui i genitori dell'11enne. Sempre secondo guanto racconta Giusi Fasano sul Corsera, il padre della ragazzina aveva pagato un prezzo più alto agli scafisti per avere due posti più in alto sul barcone riservati alle due figlie,  ma neanche questo è riuscito a salvare la figlia più grande. Unica superstite della famiglia è l'11enne che ora si trova in una casa di accoglienza per minori gestita dal Servizio immigrazione della Comunità Papa Giovanni XXIII a Reggio Calabria. Come spiegano gli operatori del centro, "I suoi occhi raccontano una sofferenza infinita".

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