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Carcasse di animali e contanti nello studio del veterinario: sequestri per 1 milione di Euro

In seguito a un’intensa attività di indagine, la Guardia di Finanza di Ravenna ha perquisito lo studio di un veterinario situato in periferia trovando al suo interno 600mila euro in contanti e carcasse di animali. L’uomo avrebbe frodato il fisco in maniera sistematica per anni, non dichiarando ingenti somme di denaro.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La Guardia di Finanza di Ravenna, in collaborazione con la Polizia locale,  ha sequestrato a un veterinario denaro e titoli finanziari per un valore di oltre 1 milione di Euro. Il professionista, secondo l'accusa, avrebbe frodato per anni il fisco in maniera sistematica e continuativa. Le operazioni nascono in realtà da alcuni approfondimenti compiuti dalla Procura della Repubblica di Ravenna per reati diversi da quelli finanziari ora contestati. Il veterinario era finito nel mirino per via delle accuse riguardanti la soppressione e il maltrattamento di animali in spregio ai doveri professionali con il solo scopo di lucro.

Maltrattamento di animali

Il 10 dicembre 2020 lo studio in periferia di Ravenna è stato perquisito ed è emerso uno scenario inquietante: mancanza di requisiti igienico sanitari, smaltimento di rifiuti illecito e la presenza di carcasse di animali all'interno dello studio. Non solo, però, perché il professionista aveva all'interno di un magazzino non registrato anche farmaci da usare sugli animali e utili all'essere umano senza però avere licenza: tra questi anche anabolizzanti. Durante le ricerche sono stati rinvenuti anche 600.000 euro in contanti, confezionati e sigillati sottovuoto confezionati in due scatole di polistirolo accompagnati da alcune note scritte a mano sulla rendicontazione dei proventi in nero degli ultimi anni, messe a disposizione della Guardia di Finanza.

La frode al fisco

Proprio grazie a quegli appunti i finanzieri sono riusciti a quantificare l'entità della truffa dal 2014 ad oggi: oltre un milione di euro di imposte evase. Il professionista dichiarava cifre che venivano poi interamente impiegate per l'acquisto di terreni e investimenti finanziari. I proventi dell'attività in nero, invece, venivano utilizzati per le esigenze familiari, tanto che negli ultimi anni non risultavano prelievi dai conti bancari.

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