Botte e calci ai bimbi dell’asilo, la maestra si difende: “Erano punizioni per educarli”

"Erano solo punizioni per insegnare loro comportamenti positivi per la convivenza sociale”, così si è giustificata in tribunale, nel processo a suo carico, una delle due maestre pugliesi imputate per maltrattamenti sui bambini di un asilo di Bari dove le due donne insegnavano. La donna che è a piede libero dopo una detenzione ai domiciliari per circa tre mesi nel 2016, si è sottoposta a interrogatorio e ha deciso di rispondere alle domande durante il processo con rito abbreviato in corso dinanzi al Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Bari.
La donna ha ricordato che alcuni dei 15 piccoli alunni dell'asilo, tutti fra i due anni e mezzo e i tre anni e mezzo, erano ritenuti "prepotenti" ed "esuberanti" e per questo era stato necessario ricorrere al cosiddetto "metodo della punizione". La maestra in particolare ha ricordato che alcune settimane prima dell'arresto lei e la collega l'altra collaga imputata avevano inviato una lettera alla dirigente scolastica in cui spiegavano la necessità del punizioni per i piccoli. La dona però ha sostenuto con forza di non aver mai avuto comportamenti violenti, parlando di punizioni come strumenti educativi.
L'accusa invece, anche attraverso l'inchiesta dei carabinieri che si è avvalsa di registrazioni video, ritiene che la maestra e la collega abbiano invece esercitato vera e propria violenza fisica e psicologica sugli alunni attraverso "schiaffi, colpi sferrati su tutto il corpo, strattonamenti, pedate, calci, forti scossoni sugli arti superiori, accompagnati anche dalla immobilizzazione delle mani finalizzati a costringere i bambini a stare fermi, trascinamenti lungo il pavimento, colpi dietro la nuca e una serie di terribili vessazioni e torture psicologiche, seguite da urla, minacce e gravi ingiurie". Nel processo si sono costituiti parte civile le famiglie di sei dei 15 bambini presunte vittime dei maltrattamenti.