Bimbo ucciso dalla mamma, la legale del papà: “Gli diedi lo smartwatch per difendersi, nessuno ci ha ascoltato”

Aveva ripreso da poco gli incontri senza la mediazione di un educatore il bimbo di 8 anni ucciso dalla madre, Olena Stasiuk, a Muggia (Trieste). Per sentirsi più sicuro durante i pomeriggi con la mamma, il bimbo aveva ricevuto in regalo uno smartwatch con il quale lanciare l'allarme in caso di problemi. Aggressioni fisiche che purtroppo c'erano già state: una volta la donna aveva messo le mani al collo del figlio; mentre in occasione di un incontro con un'educatrice, era stato chiuso in bagno al buio perché irrequieto.
"Ero stata io a regalare quello smartwatch a Giovanni" ha raccontato a Fanpage.it la legale del papà del piccolo, l'avvocata Gigliola Bridda. L'avvocata, che in 8 anni ha costruito un rapporto di amicizia con il bimbo e con suo padre, ha parlato al telefono di una falla nel sistema che avrebbe dovuto tutelare il minore, non permettendo gli incontri non protetti con Stasiuk.
"Gli avevo regalato quell'orologio a luglio di un anno fa. Il papà aveva acquistato la SIM, volevamo che si sentisse più sicuro. Davanti alla decisione del tribunale, avevo detto al papà di Giovanni che volevo regalargli uno smartwatch per il compleanno e lui aveva voluto pensare alla scheda telefonica. Il problema però è che a scuola doveva toglierlo". Quando è andato dalla mamma per l'ultima volta prima del delitto, quindi, il bimbo non aveva il dispositivo al polso.
Avvocata, secondo lei cosa non ha funzionato? Perché sono stati consentiti gli incontri non protetti?
Sono stati consentiti perché c'era una consulenza basata sulla relazione del Centro di Salute Mentale e dei Servizi Sociali. Sulla carta risultava che Stasiuk poteva riprendere il suo ruolo genitoriale.
Com'è possibile che sia stata fatta una valutazione del genere per un genitore che aveva a suo carico denunce per maltrattamenti e violenza sessuale su minore?
Anche di questo si sta parlando troppo poco. Sono cose che noi abbiamo sottolineato in lungo e in largo, ci siamo opposti in ogni modo alle visite non protette. Purtroppo il Tribunale ha deciso diversamente sulla base delle valutazioni del Centro di Salute Mentale che sosteneva che Stasiuk avesse superato ‘brillantemente' le problematiche del passato. Davanti a quella relazione, come ho purtroppo dovuto spiegare al papà di Giovanni, il Tribunale non poteva continuare a negare a Stasiuk di vedere il figlio.
Perché però decidere per un incontro non protetto?
In realtà i giudici avevano parlato di piccoli spazi di autonomia, quindi era stato deciso che il mercoledì il bimbo avrebbe visto la madre, anche perché quello era il giorno in cui aveva più cose da fare. Avrebbe dovuto trascorrere poche ore con lui. Purtroppo davanti alla ‘promessa', che questa donna aveva già fatto, di uccidere il figlio, non è stato fatto abbastanza dalle autorità. Le è bastato un minuto per il delitto.
Il bimbo aveva uno smartwatch per lanciare l'allarme in caso di pericolo.
Sì, glielo avevo regalato io nel luglio dell'anno prima. Davanti alla decisione del tribunale, con il papà avevamo pensato a questo escamotage per tenere Giovanni al sicuro. Io avevo comprato l'orologio per il suo compleanno, mentre suo padre aveva acquistato la Sim. Il problema è che a scuola non poteva indossarlo, quindi ha dovuto toglierlo.
Lei è un'amica di famiglia, giusto?
Conosco da tanti anni il papà di Giovani, per 8 anni l'ho assistito. Ci siamo sentiti il giorno del delitto, poi ho provato a richiamarlo ma non ha più risposto al telefono. È molto provato, viveva in funzione di questo bambino. Faceva da papà e da mamma, non gli ha mai fatto mancare nulla. Non voleva neppure ostacolare il rapporto di Giovanni con la madre, a me diceva sempre che voleva che il bimbo sapesse che aveva un altro genitore. Voleva però che gli incontri avvenissero in contesti protetti perché purtroppo c'erano stati maltrattamenti e sapeva che Olena era pericolosa. Per anni avevamo garantito che ci fosse anche lui in queste occasioni, poi però Stasiuk ha voluto allontanarlo.
Perché?
Sosteneva di essere in grado. Avendo già un'altra figlia, diceva di ‘non aver bisogno di lezioni' da parte dell'ex marito.
Stasiuk era seguita dal Centro di Salute Mentale al momento dei fatti?
No, sostengono che non fosse in carico. C'era stata una prima diagnosi di schizofrenia nel 2017, poi però questo documento è sparito nel nulla.
Se esiste questa relazione, com'è possibile che non fosse stata presa in carico?
È purtroppo un cortocircuito del sistema. D'altro canto esistono tutte le denunce che abbiamo fatto in questi anni, di cui una per un tentativo di strangolamento e l'altra per violenza sessuale su minore. Queste due denunce sono solo la punta dell'iceberg. Nel corso degli anni ne abbiamo fatte tante, venivano continuamente archiviate.
Nonostante tutto, questo bimbo in qualche modo teneva alla mamma.
In realtà lui voleva una figura genitoriale di quel tipo. Aveva paura della madre, ma sapeva di averne una. Il papà gli chiese se desiderasse che lui e Olena fossero di nuovo una coppia, ma Giovanni aveva risposto solo: "Vorrei una mamma". Questo fa capire tanto.
Viene da chiedersi cosa abbia passato questo bambino.
Mesi fa, durante il periodo di osservazione da parte delle autorità, forse durante l'estate, Olena aveva chiuso il figlio in bagno al buio perché era irrequieto. L'educatrice è schizzata in bagno per salvarlo, lo ha trovato che guardava davanti a sé impietrito dalla paura.
Aveva raccontato l'episodio al papà?
Sì, gli aveva detto: ‘Non hai idea della paura che ho avuto'. Purtroppo il corpo senza vita di Giovanni è stato poi trovato proprio in bagno.
Cosa pensa della vicenda? Dove sono i colpevoli?
Penso che ognuno abbia la sua croce in questa storia.
Ogni tassello parte delle autorità, intende?
Sì, è chiaro che c'è stato qualcosa che non ha funzionato. Davanti a una diagnosi di schizofrenia del 2017 poi arriva una relazione che parla di perfetta salute mentale. La psicologa che ha effettuato la diagnosi per la quale Olena poteva rivedere suo figlio in autonomia ha agito sulla base di un certificato del Centro di Salute mentale. A novembre aveva ricevuto la diagnosi dopo che questa mamma era stata monitorata negli incontri per diverso tempo. Per il Centro di Salute Mentale, Stasiuk stava bene e non aveva bisogno di continuare la terapia. Il papà pretendeva che mantenesse i contatti con l'ente, ma questo non è avvenuto. Il risultato purtroppo è stato questo.
Cosa pensa che accadrà ora dal punto di vista giudiziario?
Non lo sappiamo, può anche essere che emergerà che la signora è lucidissima e che ha agito nel pieno delle sue facoltà, no? Il problema resta. C'è un buco nel sistema, bisogna trovarlo e colmarlo. Perché sono state archiviate le denunce per maltrattamenti in famiglia e per abusi sessuali? Perché non è stato ritenuto valido quanto diagnosticato nel 2017, quando la signora ha manifestato pensieri ossessivi circolari?
Pensieri ossessivi contro il figlio? O di vendetta nei confronti del padre?
Lei si opponeva al papà, era convinta che ci fosse un complotto. Per lei eravamo tutti parte del sistema: io sono stata denunciata più volte, era convinta che volessi toglierle il figlio perché d'accordo con una parrucchiera che la voleva morta. Purtroppo i pensieri nella sua testa erano di questo tipo.
Ha sentito il papà di Giovanni in questi giorni.
L'ho sentito nell'immediatezza del fatto, ma poi non ha più risposto al telefono. È devastato, viveva per questo bimbo. Al momento non parla con nessuno. Io sono molto preoccupata, come avvocata e come amica. Faceva da papà e da mamma, si organizzava con il lavoro per seguire le visite mediche del figlio, i suoi appuntamenti extrascolastici, la sua vita tra i banchi. C'è sempre stato. Ho chiesto ai Servizi Sociali di stargli vicino, di andare a controllare perché ho paura che commetta gesti inconsulti.
Dal punto di vista professionale, tutta questa vicenda è una grandissima delusione e da mamma è un dolore.