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Bimbo bullo a 8 anni: picchia tutti in classe, i genitori degli altri alunni non li mandano più a scuola

C’è un piccolo bullo in classe, genitori indicono uno sciopero e non mandano a scuola i figli per due giorni. Succede in una scuola di Jesi, in provincia di Ancona.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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Un bullo di appena 8 anni tormenta un’intera classe, tanto da indurre i genitori degli altri alunni a non mandarli a scuola per protesta. È quanto accaduto nella scuola primaria di viale Verdi “Collodi”, a Jesi, in provincia di Ancona. Stando a quanto raccontato dalle mamme e dai papà degli altri bimbi, gli episodi di bullismo andrebbero avanti da almeno due anni. Da qui il gesto con cui vogliono spingere la dirigente scolastica a "prendere provvedimenti".

“Abbiamo deciso di tenere i nostri figli a casa perché non ci sentiamo più al sicuro – spiega un rappresentante del gruppo delle mamme e dei papà -. Sono due anni che i nostri piccoli subiscono botte, interruzioni di lezioni, parolacce e insulti da parte di un bambino di 8 anni. Abbiamo fatto una relazione al vice Questore, sono state attivate anche figure professionali e assistenti sociali, ma nulla. Le maestre le hanno provate tutte. Ecco perché chiediamo a gran voce che vengano adottate misure efficaci a tutela dei nostri figli”.

Gli episodi di bullismo in classe

Quattordici i bambini della classe che da tre giorni non si presentano più a scuola. “Sono rimasti tutti a casa, tranne lui”, dichiarano i genitori. “La scorsa settimana il bullo ha rotto il dente a un compagno – spiegano i genitori -, una bimba ha ricevuto botte e pugni in testa, un’altra l’amuchina negli occhi. E ancora, un’altra bambina ha ricevuto un pugno nel naso. Mandereste i vostri figli a scuola se sapeste che potrebbero essere malmenati? Noi non siamo più sicuri a lasciarli – aggiungono le mamme e i papà – e per questo chiediamo alla dirigente scolastica che vengano presi provvedimenti disciplinari”.

Secondo la ricostruzione dei genitori, in passato alcuni bambini, esasperati dalle continueangheria  del compagno, avrebbero chiesto di cambiare classe e a quanto pare “c’è chi è stato costretto a trasferire il figlio in un’altra scuola, non potendone più di subire angherie”, sostiene una rappresentante dei genitori".

Le parole della preside

Lidia Prospesi, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo ‘San Francesco' cui appartiene la scuola ‘Collodi' ha dichiarato di non negare “l’esistenza a scuola di una situazione di problematicità. Credo che però i toni utilizzati per descrivere questa circostanza siano esasperati”. E così spiega: “L’Istituto, preso atto del problema, si è attivato sin da subito, adottando tutte le misure possibili. Sono state effettuate riunioni online, è stato attivato lo psicologo e altre figure professionali. La situazione è monitorata ed è stato fatto tutto ciò che una scuola può fare per risolverla”. Tuttavia la dirigente  smentisce la ricostruzione delle famiglie, secondo cui alcuni bambini, negli anni passati, avrebbero cambiato classe a causa degli atteggiamenti del compagno di classe. "L’esasperazione dei genitori è sfociata in un modo assolutamente inadeguato e inopportuno. Persone che hanno ragione sono passate dalla parte del torto. Il problema c’è, e non lo nego, ma la risposta scelta ha superato i limiti", dice Prospesi.

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