Bimbi nel bosco, come si svolgerà la perizia psichiatrica a cui verranno sottoposti i genitori

Dopo la decisione del Tribunale per i Minorenni de L’Aquila che ha stabilito che i tre bambini della “famiglia nel bosco” restino in struttura per le festività natalizie si apprende che è stata anche disposta una perizia che valuti le competenze genitoriali di Nathan e Catherine Trevallion e lo stato psico-fisico dei minori. L’incarico è stato assegnato alla dott.ssa Simona Ceccoli, psichiatra, che in 120 giorni dovrà rispondere ai quesiti che le sono stati sottoposti.
Emergono, attraverso la nuova ordinanza, altri elementi di pregiudizio che avrebbero portato il Tribunale a disporre l’inserimento dei tre bambini in una struttura, con facoltà della madre di seguirli. La criticità più rilevante, riportata nell’ordinanza, sarebbe costituita da un approccio particolarmente rigido assunto dai genitori dei minori, nei confronti dei tentativi di mediazione proposti loro, nell’arco di un lungo periodo di tempo, dal Servizio sociale competente, al fine di superare alcune situazioni valutate pregiudizievoli per i minori. Tra queste la carenza di socializzazione e scolarizzazione, in particolare per quanto riguarda la figlia maggiore che sembrerebbe non saper né leggere né scrivere.
Nell’ambito di questo contesto, a cosa serve la perizia disposta e su quali elementi si focalizzeranno le valutazioni della psichiatra?
Va innanzitutto detto che in situazioni come queste, nelle quali emergono, prevalentemente in base alle valutazioni socio ambientali operate dal servizio sociale competente, delle criticità o addirittura degli elementi di pregiudizio per i minori coinvolti, tali da dover attivare provvedimenti gravi come quello di un allontanamento dei bambini dal contesto familiare, il giudice che ha in carico il caso dispone una valutazione delle competenze genitoriali, per comprendere, in base alle risposte ai quesiti e agli elementi emersi, quali siano le condizioni e la formula di affidamento più idonea nell’interesse dei minori.
Per fornire queste indicazioni, il perito si trova a dover preliminarmente valutare altri elementi. Vediamo quali nel dettaglio.
Effettuare “un’indagine personologica e psicodiagnostica del profilo di personalità di ciascun genitore dei minori per valutare: gli stili relazionali e comportamentali; le capacità e competenze genitoriali, nello specifico la capacità di riconoscimento dei bisogni psicologici (in particolare affettivi ed educativi) del minore; l’attenzione progettuale alle esigenze di crescita del minore per garantire un adeguato sviluppo psichico”.
La psichiatra dovrà pertanto, attraverso colloqui clinici, somministrazione di una batteria testistica ed osservazione diretta della relazione tra genitori e figli, valutare la condizione psicologica ed il funzionamento di ciascun genitore, escludendo la presenza di psicopatologie o altre problematiche che possano limitare un adeguato esercizio delle funzioni genitoriali. Inoltre, dovrà essere valutata la capacità di ciascun genitore relativa alla possibilità di garantire un adeguato supporto sociale, di garantire protezione, calore ed empatia. Si dovrà pertanto comprendere se e in che misura ogni genitore è in grado di comprendere i bisogni del figlio e di adattarsi a questi bisogni (fisici, educativi ed emotivi), se sia in grado di prendersi cura del minore, di fornire guida e supporto, se sia in grado di tutelarlo/a e quale sia il tipo di attaccamento, valutando la qualità della relazione e la disponibilità emotiva a relazionarsi con lui/lei. Tenendo in considerazione la capacità dell’adulto di gestire le proprie emozioni (le proprie frustrazioni o i propri impulsi) e di considerare il minore come un individuo separato, portatore di bisogni autonomi.
In questo modo, il perito potrà indicare, laddove vengano rilevate carenze, quali siano i percorsi più idonei da intraprendere per il recupero delle competenze genitoriali e soprattutto se queste capacità siano recuperabili in tempi congrui rispetto a quelli di sviluppo dei minori.
Inoltre la psichiatra dovrà “compiere un’indagine psicodiagnostica sui minori per accertare le loro condizioni attuali”. Si dovrà cioè, attraverso i colloqui con i minori e la valutazione psicodiagnostica, valutare quale sia lo stato psico-fisico degli stessi.
A fronte di queste complesse valutazioni, la Consulente potrà dare delle indicazioni al Giudice che l’ha incaricata, rispetto ai percorsi di sostegno più idonei e al termine di affidamento più adeguato per il caso specifico. Il Giudice valuterà se attenersi o meno alle indicazioni del Consulente da lui nominato per decidere se sia tutelante per questi minori ricongiungersi con i propri genitori e con quali modalità e tempistiche.