Baciamano al boss, il procuratore spiega: “Ignobile, ma non è segno di debolezza dello Stato”

Non accenna a placarsi la polemica scaturita dall'immagine del baciamano al boss della ‘ndrangheta Giuseppe Giorgi ripreso dalle telecamere dei carabinieri durante l'arresto del superlatitante. Il video, pubblicato e diffuso dai media di tutta Italia, mostrava un uomo che, vedendo arrestare il super boss calabrese dopo 23 anni di latitanza, è accorso vicino a casa di Giorgi per salutarlo e, davanti ai carabinieri, ha "baciato la mano" con riverenza al capo cosca e numerosi compaesani erano presenti alla scena, come a rendere omaggio al boss. Il gesto è stato duramente criticato dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, che ha definito "ignobile" il gesto. "Ma non è certo né condivisione né tantomeno segno di debolezza dello Stato che anzi, in questa occasione, ha dato una straordinaria dimostrazione di forza", ha proseguito il procuratore. L'episodio, secondo il capo della Dda reggina, si è verificato per il contesto particolare in cui è maturato: "I carabinieri non l'avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in un corridoio lungo e stretto dove era difficile anche muoversi affiancati. In più è giunto al termine di una perquisizione durata oltre cinque ore nel corso delle quali i militari hanno lavorato in presenza di persone in casa che urlavano e minacciavano dicendo che non c'era nessuno", ha spiegato De Raho, aggiungendo che i carabinieri sono arrivati alla cattura dell'uomo grazie a una delicata indagine, senza ricorrere a confidenti.
Il baciamano viene duramente criticato anche da Monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace: "Colpisce questo atteggiamento verso una persona che viene portata via da casa dalle forze dell’ordine per essere arrestato. Il gesto esprime un ossequio verso il boss e dimentica quello che c’è dietro comportamenti mafiosi e criminali che non meritano alcun rispetto. Purtroppo tutto questo è sintomo di una mentalità di ossequio al mafioso di turno che sta ad esprimere l’atavica suggestione psicologica della gente verso queste persone", ha concluso il Monsignore.
È invece necessaria una vera e propria rivoluzione culturale, secondo Don Pino Demasi, referente dell'associazione Libera. Secondo Demasi il "baciamano" sottolinea come i mafiosi "non sono uomini da rispettare, ma da disprezzare. È l'espressione tipica di una Calabria che non vuole cambiare, che continua a prostrarsi. Questo ci deve indurre a lavorare ancora di più. Ci vuole una rivoluzione culturale forte. Occorre lavorare soprattutto con gli adulti. Ci sono ancora genitori che ai figli dicono di farsi i fatti loro, di rispettare certa gente".