“Aveva in tasca i guanti regalati dalla madre”: il racconto del poliziotto che ha visto il corpo di Yara

"La vegetazione era fitta, il corpo era quasi non visibile". Lo spiega a Fanpage.it Dario Redaelli, l'ex poliziotto e il criminologo che coordinò le attività di sopralluogo sulla scena del crimine dell'omicidio di Yara Gambirasio. Era il 26 febbraio 2011 quando, in un campo poco distante da una discoteca a Chignolo d’Isola (in provincia di Bergamo), venne trovata la salma.
Si cercava Yara dal giorno della sua scomparsa, ovvero il 26 novembre del 2010: si erano perse le tracce dopo che è uscita dalla palestra che frequentava. Nel 2010 Yara aveva 13 anni: viveva con la sua famiglia a Brembate di Sopra. Il 16 giugno 2014 i carabinieri arrestarono Massimo Bossetti che venne poi successivamente condannato all'ergastolo. Ieri sera, ospite della prima puntata di Belve Crime, lui ha ribadito la sua innocenza, cosa che ha fatto anche durante tutto il processo. Ma perché ci sono voluti tre mesi prima di ritrovare il corpo di Yara Gambirasio? Lo spiega Dario Redaelli.
Cosa ha trovato una volta sul posto?
Sul posto le tracce che abbiamo trovare erano quelle contenute nelle tasche e negli indumenti di Yara, poi abbiamo trovato altro materiale più compatibile con la situazione geografica, ovvero con un campo abbandonato. Avevamo trovato una roncola arrugginita e semi sotterrata. Cosa che repertammo e analizzammo, ma già da subito capimmo che non poteva essere l'oggetto utilizzato per uccidere Yara.
Cosa aveva nelle tasche?
Aveva gli auricolari e la batteria del cellulare. Perché il cellulare le era stato tolto ma la batteria no. Aveva i guanti appena regalati dalla mamma.
Come è stato possibile che il corpo non è stato trovato per tre mesi?
Tutte le immagini che sono state diffuse sul campo a Chignolo e del punto in cui è stata trovata Yara, sono il frutto di 26 ore di sopralluogo sulla scena del crimine. Tutta l'area era già stata contrassegnata e battuta palmo a palmo dagli operatori alla ricerca di tracce. E sono stati utilizzati anche metal detector. Quindi è ovvio che la vegetazione medio-alta e spinosa che nascondeva il corpo alla fine del sopralluogo non c'era più. Ricordo che fui il primo ad arrivare nel punto in cui giaceva la salma per poi organizzare l'attività di sopralluogo: quindi indossai la tuta bianca ma nel momento in cui arrivai nel punto in cui c'era Yara la mia tuta era già completamente strappata dalla vegetazione spinosa. Questo per dire che il corpo era quasi non visibile, bastava distrarsi e guardare da un'altra parte per perderlo di vista.
Chi è che aveva trovato il corpo?
Venne trovato causalmente da un signore appassionato di aeromodellismo: stava giocando con il suo aeromodello che mentre era in volo ha perso il comando radio ed è caduto. L'uomo vedendolo cadere ha cercato di raggiungerlo e il caso ha voluto che l'oggetto sia caduto proprio dove c'era la salma della povera Yara.