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Aurora morta a Vienna, perché sono state riaperte le indagini: “Il testimone chiave ha smentito la dinamica”

Sulla morte di Aurora Maniscalco, l’hostess 24enne morta precipitata dal terzo piano di un palazzo a Vienna nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno a seguito di una lite con il fidanzato, è tornata a indagare la Procura austriaca dopo che i legali della famiglia hanno presentato un’istanza. Ecco su cosa si concentra la richiesta degli avvocati.
A cura di Giorgia Venturini
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Sia la Procura di Vienna che quella di Palermo stanno indagando sulla morte di Aurora Maniscalco, l'hostess 24enne di Palermo che viveva nella capitale austriaca insieme al suo fidanzato Elio Bargione. La ragazza è morta precipitata dal terzo piano di un palazzo a Vienna nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno, intorno alle 3 a seguito di una lite con il fidanzato.

La Procura di Vienna aveva in poco tempo archiviato le indagini per suicidio, ma dopo un'istanza dell'avvocato della famiglia sono state aperte di nuovo le indagini per omicidio colposo. Intanto un fascicolo era stato aperto anche in Procura a Palermo che aveva provveduto a eseguire l'autopsia sulla salma della vittima. "Ma tutto è fermo", fa sapere a Fanpage.it l'avvocato della famiglia di Aurora, il legale Alberto Raffadale. Ma su cosa è stato riaperto il caso a Vienna? Su cosa si basa l'istanza dell'avvocato Raffadale e del collega che vive a Vienna, Andrea Longo?

Al centro dell'istanza ci sarebbe la smentita delle parole dal testimone oculare e su cui si era basata l'archiviazione. In un primo momento era stato detto che Aurora Maniscalco si era recata dal balcone da sola, è saltata e ha sbattuto la testa sull'asfalto. E ora che era stata vista quando era già precipitata. Nessuno quindi confermerebbe cosa sia accaduto prima.

Per gli avvocati però i dubbi non nascono solo sulla smentita della testimone chiave ma anche sulla dichiarazione del convivente: "La narrazione di Bargione, volta a dipingere la vittima come una persona depressa e tossicodipendente, è smentita da plurimi elementi. Egli ha collocato l'aborto, presunta causa della depressione, nell'ottobre del 2024, mentre la documentazione sanitaria attesta che l'interruzione di gravidanza è avvenuta il 12 maggio del 2025 a ridosso del decesso. L'affermazione sull'uso di stupefacenti è smentita non solo dai familiari, ma anche da quanto verbalmente riferito dai medici dell'Akh Wien al padre della vittima, i quali assicurarono che gli esami tossicologici effettuati al momento del ricovero avevano dato esito negativo".

I legali tengono anche a sottolineare come i medici dell'ospedale dove è morta Aurora avessero sollevato il sospetto di "dolo di terzi", facendo quindi richiesta di un'autopsia: "La Procura di Vienna decideva incomprensibilmente di non disporre l'esame autoptico, fondando la propria decisione di archiviazione su una versione dei fatti oggi documentalmente smentita". Da qui la richiesta di procedere con nuovi accertamenti che hanno portato alla riapertura del caso a Vienna per omicidio colposo. Ma per i legali sembra ancora tutto fermo: non si starebbe procedendo con ulteriori verifiche all'interno dell'abitazione.

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