video suggerito
video suggerito

Antonio muore sul lavoro, si pensa a incidente ma un anno dopo la svolta: “Ucciso da un collega”

Colpo di scena nelle indagini sulla morte del 53enne Antonio Masia, trovato cadavere sul luogo di lavoro a Sassari un anno fa. Dopo quella del malore, cade anche l’ipotesi dell’incidente: per i pm è stato ucciso volontariamente da un collega.
A cura di Antonio Palma
318 CONDIVISIONI
Immagine

Quando Antonio Masia è morto sul luogo di lavoro inizialmente si era pensato a una malore, una causa naturale come un infarto. Col passare dei giorni e gli esami medico legali, si fece largo poi un'altra ipotesi più drammatica, una morte bianca, un incidente su lavoro a Sassari tenuto nascosto. Ora però dalle indagini sulla morte del 53enne sardo emerge una ipotesi ancora più terribile: una morte violenta, un omicidio volontario commesso da un collega sul luogo di lavoro.

L'pomicio volontario infatti è l'ultimo colpo di scena di una inchiesta che va avanti da un anno e cioè da quel 25 luglio dello scorso anno quando Antonio Masia fu trovato morto all’interno dello stabilimento di trattamento rifiuti Gesam, nella zona industriale di Truncu Reale, dove lavorava da oltre dieci anni. Per gli inquirenti della Procura di Sassari, infatti, l'uomo non sarebbe stato vittima di un incidente ma di un omicidio avvenuto dopo una lite sul lavoro.

Per questo i pm hanno iscritto sul registro degli indagati un collega della vittima, un 48enne residente sempre in zona. Secondo la nuova ipotesi investigativa, tutto sarebbe nato da dissidi sul posto di lavoro legati a una punizione che il collega di Masia non avrebbe gradito. La vittima infatti era responsabile di uno dei reparti del centro e tra i due pare ci fossero state diverse discussioni per il fatto nei giorni precedenti alla morte del 53enne. Quel 25 luglio di un anno fa infine tra i due sarebbe avvenuto un pesante faccia a faccia. L'ipotesi è che la lite sia degenerata e che l'indagato abbia colpito Antonio Masia uccidendolo.

Masia fu trovato senza vita in un angolo dello stabilimento, sotto un cumulo di sacchi di spazzatura, solo quando la moglie, non vedendolo rientrare a casa, lanciò l'allarme. La morte dell’operaio fu inizialmente archiviata come un fatto naturale e il suo corpo restituito ai familiari. Ma dopo 24 ore la salma venne prelevata da casa per l'autopsia che confermò non si trattasse di decesso naturale. Da allora la moglie e le figlie dell'uomo hanno sempre chiesto di fare luce su una morte rimasta misteriosa.

Ad aggravare la situazione un incendio doloso che 12 giorni dopo la morte di Masia distrusse gran parte dello stabilimento e anche le possibili prove di quello che all'epoca si pensava un incidente sul lavoro occultato. Per quel rogo sono stati iscritti nel registro degli indagati diverse persone tra operai e dirigenti della ditta in cui Antonio Masia lavorava.

318 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views