Angela da Mondello sul papà indagato: “Non facciamo di tutta l’erba un fascio”
"Di quello che ha commesso mio padre, se è vero che l'ha commesso, io non so nulla. Se deve pagare con la giustizia, risponderà nelle sedi opportune. Non facciamo di tutta l'erba un fascio". Così Angela da Mondello, diventata famosa per il tormentone "non ce n’è di coviddi" che le è valsa una certa notorietà sui social e una serie di inviti in salotti tv, ha commentato nelle sue stories su Instagram la notizia che vede coinvolto il padre Isidoro Chianello, indagato per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione insieme ad altri 27 dipendenti del Comune di Palermo e di alcune partecipate. Sono accusati di timbri falsi e false autocertificazioni.
Secondo la Procura i dipendenti si allontanavano dal posto di lavoro per fare la spesa o attività sportiva. I dati raccolti dagli inquirenti in poco più di tre mesi e grazie a una telecamera posta in prossimità dell’apparecchio di rilevazione elettronica delle presenze, sembrano parlare chiaro: 1000 casi di false rendicontazioni e oltre 2500 ore di falso servizio. Canello è sottoposto ad obbligo di dimora. Dalle indagini è emerso che oltre all’allontanamento per fini personali molto erano frequenti i casi di timbratura multipla da parte di un singolo soggetto per conto di diversi colleghi non presenti in quel momento a lavoro. In altri casi qualcuno avrebbe utilizzato lo strumento della "rilevazione manuale" che consente in caso di dimenticanza del proprio badge personale di attestare la propria presenza mediante auto certificazione scritta. Tra i furbetti c'è anche chi mentre era ricoverato in ospedale risultava al lavoro perché aveva dimenticato di avvertire l'impiegato che utilizzava il suo badge ogni giorno.