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Allarme sanità, in Italia mancano 30mila medici e 100mila posti letto: “Salvare subito gli ospedali”

Mancanza di medici, infermieri e posti letto, e ben 125 ospedali chiusi negli ultimi dieci anni. Sono questi i dati diffusi dal Fossc, il Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani, che lancia un appello al governo: “Salvare gli ospedali italiani e il diritto alla salute”.
A cura di Chiara Ammendola
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“Il diritto alla salute è in grave pericolo”, è questo il grido d'allarme lanciato da Francesco Cognetti, coordinatore del Fossc, il Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani che, a nome di 30 società scientifiche, ha diffuso numeri allarmanti per quanto riguarda la sanità italiana: negli ospedali mancano infatti 30mila medici, 70mila infermieri e circa 100mila posti letto. In 10 anni (2011-2021) inoltre, in Italia, sono stati chiusi 125 nosocomi, circa il 12%. Da qui la richiesta di un intervento mirato da parte del governo affinché venga immesso nuovo personale sanitario negli ospedali.

Sempre più camici bianchi infatti, soprattutto neolaureati e specializzandi, decidono di andare all'estero dove gli stipendi sono più alti e le condizioni di lavoro migliori. In particolare, nei Pronto Soccorso la carenza di personale è di 4.200 medici: in sei mesi, da gennaio a luglio 2022, se ne sono dimessi 600, circa 100 al mese. Mancano anche 70.000 infermieri. Oggi in Italia ci sono 130mila medici, circa 60mila in meno rispetto alla Germania e 43mila in meno rispetto alla Francia.

In un solo anno sono stati tagliati quasi 21.500 posti letto. Il numero era aumentato durante la pandemia: nel 2020 erano infatti 257.977, ma poi sono scesi a quota 236.481 nel 2021. Per quanto riguarda i nosocomi invece, nel 2011 le strutture sia pubbliche sia private erano 1.120: nel 2021 erano 995 nel 2021. Il taglio più forte ha interessato le strutture pubbliche: ben 84 in meno.

“Vogliamo far sentire la nostra voce – continua Cognetti – servono interventi tempestivi. Rivolgiamo le nostre richieste alla premier: più risorse per assumere personale e assicurare migliori condizioni di lavoro. La crisi del sistema ospedaliero, a causa delle politiche deliberatamente anti ospedaliere dei precedenti governi, paradossalmente ignorata dal Pnrr, è innegabile ed ha raggiunto livelli critici”.

Tuttavia, sottolineano le società scientifiche, "abbiamo appreso con estremo interesse le intenzioni della presidente del Consiglio di voler cambiare l'indirizzo e i campi d'applicazione del Pnrr e riteniamo che questa sarebbe un'occasione unica per la sanità di impiegare una quantità cospicua di fondi". Non bastano infatti, avvertono, "le 1350 Case di Comunità previste dal Pnrr a risolvere i problemi della sanità, se non si affrontano i nodi centrali della crisi profonda degli ospedali e delle risorse per il reclutamento del personale".

Anche l'Ocse, ricordano clinici e universitari, si è dichiarata molto preoccupata per nuove crisi sanitarie nei Paesi che investono minori risorse in sanità e per l'Italia prevede un investimento pari ad almeno l'1,4% in più rispetto al Pil 2021, che equivale ad un aumento annuo di ben 25 miliardi di euro. In questa situazione, afferma ancora il Forum, "riteniamo sia impensabile distrarre personale dai nosocomi verso le strutture territoriali previste dal Pnrr, cioè Case od Ospedali di comunità".

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