Addio al farmaco di marca: è in vigore la ricetta col principio attivo

Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è entrata in vigore ieri la nuova norma sulla prescrizione dei farmaci contenuta nella spending review. Con essa, da adesso in poi, i medici dovranno indicare sulla ricetta solo il principio attivo del farmaco al posto del suo nome commerciale, il farmacista si troverà di fronte dunque al nome della sostanza che possiede le necessarie proprietà terapeutiche e fornirà al paziente il farmaco dal prezzo più basso contenente quel principio attivo. Dimentichiamo dunque i nomi “famosi” dei farmaci per far spazio anche a quelli meno conosciuti. Nel caso in cui il medico vorrà prescrivere un determinato farmaco noto dovrà aggiungere sulla ricetta rossa il suo nome commerciale specificando che è “non sostituibile” e in quel caso si troverà costretto a specificare il perché della sua scelta con una sintetica motivazione scritta che porterà la farmacia a fornire quel determinato farmaco. Inoltre, per evitare possibili inconvenienti nel passaggio da un medicinale all’altro, il ministero della Salute prevede che queste nuove norme non riguarderanno le terapie croniche già in corso.
L’allarme della FIMMG: con nuove norme rischio sicurezza per medici di guardia – La nuova norma sulla prescrizione dei farmaci, in ogni caso, non passa senza polemiche e in particolare secondo la Federazione italiana medici di medicina generale, questa “potrebbe determinare un aumento della conflittualità medico-paziente nei presidi di guardia medica e di guardia turistica”. Per questa ragione il principale sindacato dei medici di famiglia sta valutando la possibilità di segnalare il problema alle Prefetture, anche perché si lamenta in particolare la poca informazione oltre anche alla scelta contestata di promulgare le nuove disposizioni nei giorni di Ferragosto, quando “è fortemente ridotta la efficacia informatica legata al rapporto fiduciario che i medici di famiglia normalmente riescono a esercitare”. Secondo il vice segretario del sindacato Silvestro Scotti, l’assenza di informazioni mette gli utenti nella condizione di non dotarsi delle opportune documentazioni da produrre al medico che non avrà strumenti di valutazione, se non la dichiarazione verbale del cittadino, per collegare le proprie decisioni a un episodio di patologia cronica o non cronica.