“A 22 anni ho scoperto di avere un melanoma: vi racconto perché la mappatura dei nei mi ha salvato la vita”

"A 22 anni, grazie a una mappatura dei nei, ho scoperto di avere un melanoma. Al di là di quello che dicono le statistiche, per me è stato un test fondamentale che mi ha salvato la vita".
Sono queste le parole che Chiara, 29enne di Padova (nome di fantasia, ci ha chiesto di tutelare la sua privacy, ndr), ha inviato a Fanpage.it dopo aver appreso la notizia della cancellazione dell'epiluminescenza dalla lista delle prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale in Veneto.
L'abbiamo contattata telefonicamente per farci raccontare la sua storia. "Sono laureata in Medicina e sto finendo la specializzazione. Sette anni fa, quando mi hanno trovato questo melanoma, ne avevo 22 e stavo facendo il terzo anno di Università", ha spiegato.
"Dico questa cosa perché secondo me è importante. Già all'epoca sarei dovuta essere una persona accorta e informata, visto il percorso che avevo scelto, ma la verità è che se non ci fosse stata mia mamma che mi portava a fare quelle visite ogni anno magari non le avrei fatte", aggiunge.
"Quindi, immagino che in altre fasce di popolazione sia ancora più difficile comprendere veramente il significato e l'importanza di questo esame".
Il melanoma cutaneo è un tumore che deriva dalla trasformazione tumorale dei melanociti, alcune delle cellule che formano la pelle.
Come si legge sul sito della Fondazione AIRC, si tratta di un tumore piuttosto raro nei bambini e che colpisce maggiormente con l’avanzare dell’età, anche se l’età media alla diagnosi si è abbassata negli ultimi decenni. Rappresenta, infatti, uno dei tumori più comuni tra i giovani adulti con meno di 30 anni.
"Può essere un tumore che magari all'esterno resta piccolo, limitato, ma che poi si infiltra, all'esterno può sembrare un neo da niente, con il rischio che diventi dannoso. Entra in circolo e va a dare metastasi. È un tumore subdolo, per questo dev'essere tenuto d'occhio da un esperto", ci racconta ancora Chiara.
In Italia il melanoma cutaneo è il terzo tumore più frequente al di sotto dei 50 anni in entrambi i sessi e nel 2023 sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi, di cui 7.000 tra gli uomini e 5.700 tra le donne. Rappresenta, è vero, solo una piccola percentuale (circa il 5%) di tutti i tumori che colpiscono la pelle "ma è certamente il più aggressivo", scrive l'AIRC.
Ricorda ancora la 29enne: "Non mi sarei mai accorta di quel neo e neanche i miei familiari. Un po' perché era in regione lombare e quindi dietro la schiena è un po' più difficile vedersi. Un po' perché era piccolo, grande circa 5 millimetri di diametro".
"Si è accorta la dottoressa che facendo la mappatura si è un po' insospettita perché ha visto che si era ingrandito velocemente", aggiunge.
La mappatura dei nei è una prestazione sanitaria che molti medici consigliano di effettuare una volta all'anno proprio perché può essere utile per prevenire melanomi, diagnosticandoli nelle fasi iniziali.
Tuttavia, dal 2025 la mappatura è inserita tra le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale solo all'interno di una visita dermatologica generale, su impegnativa del medico di base. La visita dovrebbe essere riservata a chi ha già nei e lesioni sospetti o preoccupanti.
Quindi, chi vuole fare una mappatura, nonostante non abbia lesioni particolari, solo per monitorare la situazione, potrebbe essere obbligato a rivolgersi al privato.
"Io andavo a fare le visite proprio serena e anche quando mi hanno asportato quel neo mai avrei pensato di leggere melanoma sulla diagnosi, mi sono davvero spaventata. Adesso sono sempre accortissima, prendo il sole fino al massimo alle 11 della mattina e poi dalle 16 in poi e sempre con la protezione solare 50", ci dice Chiara.
Ora la 29enne, racconta, è seguita dall'Istituto Oncologico Veneto. "Per cinque anni ho avuto l'esenzione e adesso sono comunque sempre in carico allo IOV perché, essendo una persona giovane e visto quello che è successo, è meglio che almeno per un altro po' di anni continuo a essere in carico da loro. Tutti gli anni verso aprile vado a fare la visita".
"Sostengono che se un neo cambia forma, dimensione, colore è possibile richiedere ugualmente la visita. Ma se nel momento in cui ci si accorge di questa cosa il tumore è andato avanti, tutto diventa più impegnativo. Se non lo avessi scoperto in tempo, per me sarebbe stato un percorso più pesante, sicuramente, dal punto di vista psicologico", aggiunge.
Chiara conclude il racconto della sua storia parlando del valore della sanità pubblica. "Vedo una sanità rosicchiata sempre di più. La salute è una questione non solo di soldi ma anche di scelta perché si sceglie dove fare i tagli e in questi casi si sceglie di tagliare sulla sanità".
La 29enne insiste sull'importanza della prevenzione che "chiaramente garantisce nel lungo periodo meno patologie. L'attività fisica, per esempio, riduce tutte le patologie legate all'obesità, come l'ipertensione, le patologie cardiovascolari".
"C'è chi dice che non ci sono evidenze che dimostrano che la mappatura sia un test di screening efficace. Io non ho fatto studi in merito ma nel mio caso la mappatura è stata importante. Nonostante studiassi già all'epoca medicina, se non fosse stato per mia madre che mi prenotava la visita tutti gli anni non so se sarei stata così attenta".