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Anagrafe dei rapporti finanziari al via, porterà a meno tasse?

Si è ormai messa in moto la macchina che porterà alla creazione e gestione dell’Anagrafe dei rapporti finanziari. Chi teme l’occhio indiscreto del fisco in banca dovrebbe riflettere su qualche cifra…
A cura di Luca Spoldi
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Mario Monti visita l'Agenzia delle Entrate

Bella la lotta all’evasione fiscale, ma solo finché rimane una chiacchiera da bar? La sensazione di timore che si percepisce parlando in questi giorni con commercianti, piccoli artigiani e liberi professionisti della prossima introduzione dell’Anagrafe dei rapporti finanziari è palpabile, almeno quanto il senso di irritazione per l’irruzione del “grande fratello” dell’Agenzia delle Entrate in una sfera di rapporti che la stragrande maggioranza degli italiani sembra ritenere più riservata di quella che copre le attività della propria camera da letto. Eppure chi finora non ha voluto (o non ha potuto) sottrarsi al fisco (uno dei più opprimenti d’Europa, con un prelievo che mediamente pesa il 44% del reddito secondo i dati annunciati dal premier in carica Mario Monti che prevede un’ulteriore crescita al 44,4% a fine anno, complice il previsto calo dell’1,3% del Pil nel corso del 2013, cifre che non è detto non possano, purtroppo, peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi se non ci sarà un governo in grado di far ripartire l’economia) non avrà nulla da temere.

Ben diversa è, almeno potenzialmente, la posizione di chi ha finora evaso le tasse. Con la firma, ieri, dell’attesa circolare operativa da parte del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, si è avviata la macchina che porterà alla nascita della nuova Anagrafe, destinata a fornire al fisco, per ogni contribuente, gli estremi del codice fiscale e i dati relativi ai conti correnti, conti deposito titoli azionari e/o obbligazionari, conti deposito di risparmio (liberi o vincolati), rapporti fiduciari, gestioni collettive di risparmio (fondi comuni e Sicav), gestioni patrimoniali, certificati d deposito, buoni fruttiferi, depositi postali, portafogli, conti terzi, cessioni di titoli all’incasso, cessioni indisponibili, cassette di sicurezza, depositi chiusi, contratti derivati su crediti (come swap, opzioni o future), carte di credito e di debito (bancomat), crediti di firma, crediti (fidi), finanziamenti (compresi prestiti rateali, mutui ipotecari, finanziamenti chirografari, crediti al consumo o prestiti personali, ma anche rapporti di leasing, factoring o finanziamenti soci e prestiti obbligazionari), fondi pensione, patti compensativi, finanziamenti in pool, polizze unit-linked o index-linked e contratti relativi a operazioni di capitalizzazioni.

Di tutti questi rapporti finanziari gli intermediari (banche, Poste italiane, intermediari finanziari, imprese di investimento, organismi di investimento collettivo del risparmio, società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario) dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate, entro il prossimo 31 ottobre, tutti i dati in loro possesso vale a dire il codice fiscale del titolare del rapporto, il saldo iniziale, le movimentazioni effettuate (inizialmente riferite al 2011) e il saldo finale. Entro il 31 marzo 2014 dovranno poi essere comunicate tutte le operazione compiute nel 2012, mentre per gli anni dal 2013 in avanti le comunicazioni dovranno avvenire entro il 20 aprile dell’anno successivo (quindi nel 2014 ci sarà un superlavoro per la doppia scadenza ravvicinata del 31 marzo e del 20 aprile, sempre che non venga concessa qualche proroga). Si noti come rispetto alle ipotesi circolate ancora a fine gennaio scorso il calendario varato da Befera sia slittato di sei mesi per il primo invio e di otto mesi per il secondo, forse anche per assicurarsi che tutti i soggetti interessati siano effettivamente in grado di trasmettere correttamente i dati richiesti e per verificare la tenuta delle “blindature” informatiche richieste dal Garante della Privacy.

Ora: in un paese civile questo nuovo strumento non dovrebbe scandalizzare nessuno, ma scommettete che si leveranno alte grida alla “intrusione” del fisco e all’oppressione dei contribuenti? Eppure facciamo un paio di conti: in Italia sono in essere alcune decine di milioni di conti correnti, dei quali si stima siano 4-4,5 milioni quelli sopra i 100 mila euro (soglia al di sotto della quale vale l’assicurazione europea dei depositi, che rende tali conti sostanzialmente inviolabili da prelievi “straordinari” del fisco, come si è visto anche nella tormentata vicenda di Cipro). Il nero italiano a seconda delle fonti oscilla dai 120 ai 180 miliardi di euro all’anno. Ipotizzando che anche solo il 10% di questa montagna di denaro finisca col “riemergere” anche grazie alla nuova Anagrafe, significherebbe almeno 6-7 miliardi di euro di entrate fiscali pressochè certe. Volendo indossare occhiali rosa e sperare che con questo strumento sia possibile avviare l’auspicata graduale riduzione e rimodulazione del prelievo fiscale italiano, occorre notare come l’Imu sulla prima casa abbia ad esempio incassato circa la metà, 3,6 miliardi di euro.

Dunque anziché fare campagne elettorali pro o contro il mantenimento o la restituzione di questa singola imposta, le forze politiche italiane dovrebbero premere sull’acceleratore per arrivare all’utilizzo della nuova Anagrafe dei rapporti finanziari, così da consentire agli uomini di Befera di incrociarne i dati con quelli delle dichiarazioni dei redditi e stanare alcune migliaia di grandi evasori anziché perdere il proprio tempo rincorrendo milioni di piccoli e piccolissimi “contribuenti infedeli”, così da creare le condizioni per ridurre la repressione fiscale italiana. Una repressione che la ricetta tedesca ha ulteriormente accentuato in questi ultimi due anni nel tentativo di ristrutturare i nostri conti pubblici: un impegno lodevole che però mal si coniuga con la recessione che tale approccio ha indotto, finendo con l’aumentare drammaticamente il numero delle famiglie italiane che vivono in situazione di difficoltà economica. Forse il nuovo strumento potrebbe alleviare in parte la situazione, consentendo di far finalmente passare la lotta all’evasione dalla categoria delle chiacchiere da bar a quella dei provvedimenti di politica economica: meglio tardi che mai.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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