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Accusato dell’omicidio della moglie, incastra la figlia di 12 anni con una finta lettera

Secondo gli inquirenti, il 45enne temeva che l’indagine sull’omicidio della moglie, da cui si stava separando, arrivasse proprio a lui. Così avrebbe redatto la finta confessione della figlia per accusare la bambina. “Ho mentito, non si è limitata a scivolare. Quel giorno abbiamo litigato per il suo appuntamento … mi sono arrabbiata e l’ho spinta” aveva scritto nella nota salvata sul computer della bimba.
A cura di Antonio Palma
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Accusato di aver strangolato a morte sua moglie da cui si era appena separato, avrebbe cercato di sviare le indagini contro di lui incastrando la figlioletta di appena dodici anni attraverso una finta lettera di confessione. È questa la pesante accusa a cui deve rispondere il 45enne statunitense Rod Covlin, già imputato per l'assassino della consorte Shele Danishefsky avvenuto nel lontano 2009. All'epoca a ritrovare il cadavere della donna esanime a faccia in giù nella vasca da bagno della loro casa di New York era stata proprio la piccola ma si era parlato di un malore e non erano state mosse accuse. Solo tre anni dopo, quando la sua nuova fidanzata è andata dalla polizia raccontando che lui le aveva rivelato dell'omicidio, il cadavere è stato riesumato e si è scoperto che la donna era stata strangolata .

Proprio a quel punto, secondo gli inquirenti che hanno presentato le prove al processo, l'uomo avrebbe pensato di accusare figlioletta, che all'epoca aveva raggiunto i 12 anni, con una finta lettera. Per l'accusa, l'uomo avrebbe redatto la finta confessione temendo che l'indagine sull'omicidio arrivasse proprio a lui dopo che gli inquirenti avevano scoperto che la vittima pochi giorni prima di morire aveva anche cambiato testamento per estrometterlo, temendo per la sua vita. "Non intendevo farle del male!", avrebbe scritto l'uomo nella nota salvata sul computer della bimba, aggiungendo: "Ho mentito, non si è limitata a scivolare. Quel giorno abbiamo litigato per il suo appuntamento … mi sono arrabbiata e l'ho spinta, ma non volevo ferirla! Lo giuro! Lei è caduta e io ho sentito un rumore terribile,  l'acqua ha iniziato a diventare rossa e ho cercato di alzarle la testa ma lei è rimasta ferma".

Secondo l'accusa, la nota è stata scritta più di tre anni dopo la morte della donna ma a scriverla non è stata la figlia bensì l'ex marito visto che la signora non è scivolata ma è stata strangolata. Il 45enne, che si è sempre dichiarato innocente, è accusato di aver afferrato la donna con una presa di arti marziali fino a romperle il collo prima di inscenare l'annegamento in vasca. Per gli inquirenti, infine, l'uomo non si sarebbe fatto scrupoli a far si che a trovare il corpo fossero i suoi figlioletti per sviare ogni attenzione.

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