A 92 anni condannato per stupro e omicidio del 1967: risolto il più antico cold case del Regno Unito

Un uomo di 92 anni è stato chiamato a rispondere davanti alla giustizia per un delitto atroce consumato più di cinquant’anni fa: la violenza e l’omicidio di una donna nata 133 anni fa, nel più antico “cold case” britannico mai portato a processo.
Ryland Headley è stato condannato dalla Corte della Corona di Bristol per l’uccisione di Louisa Dunne, madre di due figli, brutalmente assassinata nella sua casa nel giugno del 1967. È stata la tecnologia del DNA, la più sofisticata mai utilizzata, insieme all’analisi di un’impronta palmare raccolta più di 57 anni fa, a inchiodare Headley alle sue responsabilità, portando la giuria a emettere un verdetto unanime di colpevolezza per stupro e omicidio.
Il detective ispettore Dave Marchant della polizia di Avon e Somerset ha sottolineato come questa indagine rappresenti una straordinaria fusione tra metodi forensi d’avanguardia e vecchie prove investigative, sottolineando che nuove piste sono ora al vaglio per collegare Headley ad altri crimini irrisolti.
Quel tragico 28 giugno 1967, i vicini si accorsero che Louisa Dunne – nata nel lontano 1892 – non si trovava sulla sua consueta soglia di casa. Poco dopo, la scoperta sconvolgente: la donna era distesa senza vita all’interno della sua abitazione nel quartiere Easton di Bristol, con lividi evidenti sul volto, sangue che le colava da un orecchio, vomito nella bocca e la biancheria intima abbassata, segni inequivocabili di una violenza brutale e disumana.
L’indagine dell’epoca rivelò tracce di sperma sulla gonna indossata dalla vittima e tamponi intimi, ma senza la tecnologia del DNA, disponibile solo vent’anni dopo, il colpevole era sfuggito alla giustizia. Inoltre, un’impronta palmare trovata su una finestra posteriore dell’abitazione rappresentava un indizio fondamentale.
“L’inchiesta originale fu monumentale,” ha raccontato Marchant a Sky News. “Furono raccolte più di 19.000 impronte palmari da uomini e ragazzi della zona e oltre 8.000 controlli porta a porta, con migliaia di testimonianze raccolte.” Tuttavia, Headley, allora trentenne, viveva appena fuori dall’area esaminata.
L’autopsia rivelò che il volto della vittima portava “ampie abrasioni”, probabilmente causate da una mano premuta con forza sulla sua bocca, un’immagine agghiacciante della disperazione e della violenza subita.

Per quasi sessant’anni, oltre venti casse contenenti prove del caso rimasero conservate nel quartier generale della polizia di Avon e Somerset, assieme ad altri dossier freddi.
Nel 2024, la svolta: nuove analisi del DNA sul liquido seminale trovato sulla gonna di Louisa Dunne portarono a una corrispondenza inequivocabile con Ryland Headley, con una probabilità “un miliardo di volte” superiore a qualsiasi altro individuo presente nel database nazionale.
“Ho dovuto rileggere quell’email più volte, incredulo,” ha raccontato Marchant. “Poi ho capito che era il momento di riaprire ufficialmente l’indagine.”
Arrestato nella sua casa di Ipswich nel novembre 2024, Headley ha scelto di non testimoniare durante il processo. La prova schiacciante dell’impronta palmare, rilevata al momento dell’arresto e corrispondente a quella trovata sulla finestra della vittima, ha ulteriormente consolidato la condanna.
Il giudice ha permesso all’accusa di introdurre elementi riguardanti precedenti condanne di Headley per altri due stupri, commessi circa un decennio dopo l’omicidio di Louisa Dunne, entrambi ai danni di donne anziane in circostanze molto simili.
La procuratrice Anna Vigars KC ha sottolineato come questi precedenti dimostrino chiaramente la “tendenza ossessiva” di Headley a ripetere uno stesso spietato modus operandi: introdursi nelle case di notte, colpire donne anziane sole, violentarle nonostante le loro disperate resistenze e minacciarle con violenza.
Prima della sentenza, la nipote di Louisa Dunne ha ricordato con emozione il momento in cui le fu comunicato il progresso nel caso irrisolto da quasi sessant’anni: “Mi hanno detto ‘è riguardo a tua nonna’ e io ho chiesto subito ‘l’hanno preso?’ Non avrei mai pensato di pronunciare quelle