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“Manuela Murgia violentata e investita”: come è stato riaperto il caso della 16enne trovata morta 30 anni fa

Manuela Murgia aveva solo 16 anni quando venne trovata morta nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari, il 5 febbraio del 1995. Nei primi mesi del 2025 la magistratura ha riaperto il caso, archiviato come suicidio e l’ex fidanzato dell’epoca è stato iscritto nel registro per omicidio volontario aggravato. A Fanpage.it parla l’avvocata Giulia Lai che insieme, ai colleghi Bachisio Mele e Maria F. Marras, difende la famiglia Murgia.
A cura di Eleonora Panseri
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Manuela Murgia
Manuela Murgia

Manuela Murgia aveva solo 16 anni quando venne trovata morta nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari, il 5 febbraio del 1995.

Se in un primo momento le indagini seguirono la pista dell'omicidio, il caso fu archiviato poco dopo come suicidio. La famiglia della ragazza però non ha mai creduto che si fosse tolta la vita.

Negli anni passati il caso è stato riaperto e nuovamente archiviato. Poi, nei primi mesi del 2025, è arrivata la svolta: la magistratura ha deciso di riprendere a indagare sulla morte della 16enne.

Nel registro a fine maggio è stato iscritto un nome, quello di Enrico Astero, ex fidanzato di Manuela, che oggi ha 54 anni. L'accusa è di omicidio volontario aggravato.

Fanpage.it ha raggiunto telefonicamente l'avvocata Giulia Lai, la legale che insieme ai colleghi Bachisio Mele e Maria F. Marras difende la famiglia Murgia, per fare un punto sul caso.

Avvocata Lai, ripartiamo dall'inizio: cosa è successo nel 1995?

Nel '95 viene trovato il corpo di Manuela e in effetti gli inquirenti inizialmente indagano per un ipotetico omicidio, ma la relazione dell'autopsia depositata dopo due anni, nel '97, porta il pubblico ministero a chiedere l'archiviazione per probabile suicidio.

Anche se, tra le posizioni avanzate dal pubblico ministero e nella perizia, c'era anche l'ipotesi di un incidente stradale e di un omicidio. Perché? Perché le lesioni trovate sul corpo di Manuela potevano essere compatibili sia con un suicidio, quindi con una caduta dall'alto, ma anche con un eventuale sinistro.

E cosa è successo poi?

Nel 2012 Elisabetta Murgia, sorella di Manuela, riferisce informazioni e ricordi in Procura. Presenta al pubblico ministero nuovi elementi che non erano stati assolutamente esposti all'epoca dei fatti e questo fa riaprire le indagini. Ma anche in questa occasione il caso viene archiviato perché, oltre agli elementi raccolti, non viene trovato altro.

Quali erano questi elementi? 

Per esempio, Elisabetta ricordava che in possesso di Manuela erano stati trovati dei soldi, che aveva nascosto in casa, ma che non potevano essere suoi perché la famiglia non era solita elargire denaro ai figli. Oltre al fatto che Manuela avesse avuto dei momenti di forte pianto, pochi giorni prima della morte, il giovedì precedente.

Tutta una serie di elementi che Elisabetta fornisce ma che non portarono a nessuna esito ulteriore rispetto al passato perché si trattava di elementi indiziari su cui non vennero fatti nuovi accertamenti.

Perché decise di raccontare tutto questo solo in quel momento? Perché aveva 12 anni quando la sorella morì, aveva avuto un grande trauma all'epoca e tutte queste cose le aveva rimosse. Poi nel 2023 insieme alla famiglia abbiamo ripreso in mano il fascicolo e ci siamo resi conto delle tante incongruenze e omissioni che c'erano state nelle indagini.

Cosa è emerso dallo studio del fascicolo?

Dalla consulenza emergevano già alcuni elementi, come il sangue nelle mutande di Manuela che non era stato analizzato. Il corpo inoltre presentava lesioni che non era possibile fossero compatibili con l’altezza del canyon.

Nel mese di luglio del 2024 abbiamo presentato una richiesta di riapertura delle indagini, con una perizia tecnica che escludeva l'ipotesi della caduta. E abbiamo fatto notare tutte le incongruenze. Ma ad agosto è stata respinta.

Ci è stato chiesto di presentare una nuova relazione medico legale, di cui si è occupato il dottor Roberto Demontis. E ha di fatto smontato e offerto una conclusione differente rispetto agli elementi che erano stati evidenziati nella precedente autopsia.

Quali sono le conclusioni a cui è arrivato l'esperto?

È arrivato a una conclusione già paventata dal pm, il fatto che i traumi sul corpo di Manuela fossero riconducibili non alla caduta ma a un possibile incidente stradale. Lui però si è spinto oltre perché ha riscontrato nelle lesioni rinvenute sulle grandi labbra un probabile tentativo di rapporto sessuale non consenziente, una violenza.

Quindi, l'ipotesi è diventata questa: prima il tentativo di rapporto sessuale, poi l'investimento e l'occultamento di cadavere, visto che sono state trovate anche lesioni compatibili con il trascinamento.

Un altro elemento che non fu valutato all'epoca è il fatto che fosse impossibile che Manuela fosse arrivata da sola nel luogo del ritrovamento del corpo. La zona è recintata, anche allora la salma fu portata via facendola passare sopra a un cancello perché nessuno sapeva dove fossero le chiavi.

Per questo noi riteniamo che il corpo sia stato portato lì da più persone. Inoltre, la cintura che indossava Manuela era recisa da un lato. Altro elemento che ci fa pensare che si sia rotta durante il trascinamento.

Adesso quali saranno i prossimi passi?

Abbiamo nominato il professor Emiliano Giardina proprio per cercare di trovare tracce biologiche, Dna, soprattutto negli slip di Manuela. Vogliamo cercare di capire anche chi possa aver avuto contatti con lei prima della morte.

Questi accertamenti possono essere fatti ancora, nonostante siano passati 30 anni, perché i vestiti di Manuela sono stati conservati bene, siamo stati fortunati.

Pochi giorni fa avete parlato anche della puntata del programma ‘Detectives', andato in onda il 13 marzo scorso, che ha ricostruito il caso. Che contributo ha dato la trasmissione?

Ognuno di noi ha avuto un ruolo fondamentale in questi vicenda, a partire dal professor Demontis che ha ricostruito in maniera differente l’autopsia. Anche il programma ha aiutato a far ripartire le indagini perché ha raccolto tutti gli elementi e ha contribuito a sensibilizzare la Procura con un lavoro di approfondimento.

Enrico Astero, attualmente indagato per l'omicidio, era già stato attenzionato dagli inquirenti?

Sì, io ho fatto il primo accesso al fascicolo e credevo di trovarlo nel registro degli ignoti. Invece, era in quello dei noti. C’era sempre stato un nome, quello dell'uomo che oggi è indagato.

Che rapporto c'era tra lui e Manuela? (Lui era più grande di lei di 8 anni, ndr)

Avevano una relazione, per Manuela era un fidanzamento vero e proprio. Lei decise anche di farlo conoscere alla famiglia.

È stato ipotizzato un movente?

I moventi possono essere diversi, ma credo che oggi non sia ancora il caso di approfondire questo aspetto, prima dell’esito degli accertamenti.

Quando verranno svolti i nuovi esami sui reperti?

Gli accertamenti (previsti per il 4 giugno, ndr) slitteranno di qualche giorno perché il difensore dell’indagato ha chiesto, a garanzia del suo cliente, l’incidente probatorio.

Gli esami verranno quindi davanti a un giudice terzo che nominerà un consulente d'ufficio. Noi abbiamo già nominato i nostri ma non ci è stato ancora comunicata una data.

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