Intervento di 12 ore per rimuovere un cancro: “Dissero che papà era inoperabile, ma i medici hanno osato”

"I miei genitori sono dei viaggiatori e parto da qui perché papà ha cominciato a stare poco bene quando era insieme a mia mamma a Cuba. Non aveva dolori ma notava che le sue urine erano diventate scure, questo è stato l'unico segnale".
"Mentre era via pensava che fosse il clima, l'alimentazione diversa. A casa però la cosa è continuata e quindi abbiamo deciso di fare dei controlli. Non si capiva bene quale fosse il motivo e abbiamo prenotato una visita all'ospedale di Treviso".
"Ci dissero che andava ricoverato subito perché la situazione era ‘drammatica', usarono proprio questa parola con mia mamma. Mio papà è stato in ospedale per 36 giorni a Treviso, dove gli hanno scoperto un tumore al pancreas molto esteso".
Comincia così la storia di G.C., 78 anni. Due anni fa ha ricevuto una diagnosi che ha sconvolto la sua vita, quella della moglie R. e dei due figli, I. ed E., segnando l'inizio di un percorso duro e faticoso. Ma che, allo stesso tempo, lo ha portato, dopo un intervento durato 12 ore, a essere da un anno libero dalla malattia.
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"Non avevamo nulla a cui aggrapparci"
"Poco prima che venisse dimesso, ci dissero che sarebbe stato opportuno fare una visita da un oncologo di Treviso. Non ci diede grandi risposte, disse solo: ‘Appoggiatevi all'Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Castelfranco per iniziare la chemioterapia’”, ha raccontato sua figlia I. a Fanpage.it.
In vivavoce ci sono anche la mamma e il papà. Al paziente, all'epoca 76enne, era stata proposta solo la chemioterapia e non la chirurgia perché, ci spiega ancora la donna, "mio padre aveva un massa alla testa del pancreas che ritenevano inoperabile. Ci proposero la chemioterapia per tirare avanti, diciamo".
Sono quindi riusciti a fissare un appuntamento allo IOV dove è stato preso in carico, su suggerimento di un'amica di famiglia, dalla Responsabile dell'unità Operativa, la dottoressa Sara Lonardi. E qui ha iniziato le cure, con un primo ciclo di 6 mesi.
"Mio papà in tutto questo periodo aveva il drenaggio che, almeno una volta alla settimana, purtroppo, faceva infezione essendo un tubo che partiva dall'interno e andava all'esterno. In più era molto debilitato, immunodepresso per via della chemio", ha ricordato ancora la figlia.
"Non avevamo nulla a cui aggrapparci – aggiunge sua mamma. – Sapevamo solo cosa fare per cercare di far in modo che stesse un po' meglio. Non avevamo nessun obiettivo da raggiungere".
L'intervento per rimuovere il tumore durato 12 ore
Dopo i primi 6 mesi di chemio, all'uomo è stata fatta una TAC di controllo e gli è stato detto che sarebbe stato chiamato dal chirurgo. L’intenzione era quella di mettere un drenaggio interno, nel tentativo di risolvere il problema delle infezioni.
"E invece, inaspettatamente, ci hanno chiamato due chirurghi, il dottor Mario Gruppo e la dottoressa Ottavia De Simoni – ha detto ancora sua figlia – che hanno proposto a papà un intervento di rimozione del tumore“.
La moglie di G. ci tiene a sottolineare il fatto che i medici hanno prima di tutto “cercato di far capire bene quale sarebbe stato il tipo di operazione, rischi inclusi”. Alla famiglia è stata anche mostrata la percentuale di sopravvivenza al cancro senza intervento.
"Era il 2%, mentre quella di guarigione, nell'eventualità in cui l'operazione fosse andata bene, era tra il 70 e l'85%", ricorda.
Come spiegato dai medici, la chemioterapia aveva permesso di ridurre i valori dei marcatori, che prima erano altissimi, e allo stesso tempo si erano create le condizioni, solo in quel mese, per poter intervenire. Perché sembrava che, oltre che fermo, il cancro fosse stato anche circoscritto.
"Con i dottori abbiamo parlato dei rischi che potevano esserci durante l'operazione e del post operatorio perché per papà, se l'intervento fosse andato bene, ci sarebbero stati tre mesi molto a rischio, in cui sarebbe potuto succedere di tutto", precisa I..
"Inoltre, ci sarebbe stato anche il recupero da affrontare con, come dice il chirurgo di papà, una nuova anatomia, perché ora papà ha un'anatomia diversa dagli altri".
L'operazione è durata 12 ore. I chirurghi hanno realizzato l’intervento con successo e poi hanno seguito G. per i 3 mesi successivi con controlli settimanali: "Papà è stato operato il 29 aprile 2024, quindi ora è passato più di un anno".
Il chirurgo che ha operato il papà: "Giudicato inoperabile, l'intervento è stato impegnativo"
Fanpage.it ha contattato anche il dottor Mario Gruppo che, insieme alla dottoressa De Simoni, ha realizzato l'intervento."Il paziente aveva una diagnosi di tumore al pancreas. Era stato seguito presso un altro centro dove era stato giudicato non operabile”, ci ha spiegato.
"Faceva chemioterapia fino ‘a tolleranza', come si dice, veniva trattato più a scopo palliativo che curativo. Poi è arrivato al nostro centro e abbiamo iniziato a seguirlo. Abbiamo poi ritenuto che ci fosse lo spazio per poter fare l'intervento".
Quando gli chiediamo di spiegarci perché il tumore del 78enne fosse stato ritenuto inoperabile ci dice: "C'era un coinvolgimento di alcune strutture vascolari, l'arteria del fegato e la vena che porta il sangue dall'intestino al fegato, che erano infiltrate, o sembravano quantomeno infiltrate, dalla malattia".
Ma dopo un accurato studio pre-operatorio i medici hanno ritenuto che ci fosse spazio per l'operazione: "È durato parecchie ore, – ricorda ancora – abbiamo asportato la testa del pancreas e tutta la regione malata, abbiamo anche provveduto a rimuovere i tratti di vasi sanguigni che erano a contatto con la malattia e a ricostruirli".
"È stato un intervento pesante, però i tempi di recupero nel suo caso sono stati anche abbastanza veloci, compatibilmente con l'età, parliamo di un paziente di 76 anni, e con la tipologia di intervento".
Da una situazione giudicata inizialmente non operabile, a distanza di più di un anno dall'intervento, il paziente è "attualmente libero dalla malattia", ci conferma il dottor Gruppo.
Anche se, aggiunge, "è ancora presto per cantare vittoria. Queste neoplasie sono molto aggressive, possono ripresentarsi. Però, visto il giudizio iniziale, noi siamo contenti".
"Grazie ai medici che hanno osato, per noi è stato qualcosa di prodigioso"
La famiglia di G. spiega di aver contattato Fanpage.it per ringraziare i medici che lo hanno operato. "Vogliamo rendere omaggio a tutti i medici dell'IOV perché per noi hanno fatto davvero qualcosa di prodigioso, visto che ci era stato praticamente detto che non c'era più nulla da fare".
"I dottori sono intervenuti e hanno osato, informandoci di quelle che erano le criticità, e sono sempre stati presenti. È stata encomiabile la loro assistenza, anche a livello umano", ci tengono a sottolineare.
"Vogliamo fare un elogio perché questa è la sanità pubblica, che va mantenuta e sostenuta, visto che c'è chi oggi ha qualche dubbio a riguardo. I medici bravi ci sono e molti restano in Italia, nonostante non abbiano vita facile. Hanno operato papà per 12 ore: il chirurgo è uscito dopo 6 ore per aggiornarci sull'operazione e poi è tornato dentro".
Alla fine del racconto gli chiediamo se c'è qualcosa che vorrebbero dire alle persone che hanno ricevuto, come è capitato a loro, delle brutte notizie. "È faticoso però bisogna aggrapparsi alla vita in tutti i modi. – ci rispondono – Bisogna sperare e confidare nei medici. Noi che abbiamo fede abbiamo anche pregato tanto".