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Pizzarotti (Azione): “All’Ue serve un esercito europeo. Il duello con Vannacci? Sì purché si parli di Europa”

Dopo l’uscita da +Europa a causa dell’accordo firmato con Italia Viva, Federico Pizzarotti punta a entrare al Parlamento Ue con Azione. “Sono favorevole a un esercito comune europeo”, dice in un’intervista a Fanpage.it. “Tra le mie priorità agricoltura e Green Deal”. E sul duello con Vannacci rilancia: “Ci sto purché il generale parli di Europa, cosa che finora non ha fatto”.
A cura di Giulia Casula
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Se l'Europa vuole apparire più solida ed efficace, dovrà iniziare a valutare seriamente l'ipotesi di un Esercito comune europeo. Lo dice in un'intervista a Fanpage.it Federico Pizzarotti, candidato alle europee con Azione nella circoscrizione Nord-Est. "Le mie priorità a Bruxelles saranno l'agricoltura, dove tutelerò gli interessi dei piccoli produttori e il Green Deal". L'ex sindaco di Parma parla anche della rottura con +Europa, il partito di cui era presidente, dopo la scelta di siglare l'accordo con Italia Viva guidata da Matteo Renzi: "Fondamentalmente Stati Uniti d'Europa è la lista di Renzi, non ho condiviso questa scelta e sono uscito". E sul confronto con su Vannacci Pizzarotti rilancia: "Per me va bene purché si parli di Europa, cosa che il generale dovrebbe fare visto che è candidato".

Lo scorso aprile lei ha comunicato la rottura con +Europa, partito di cui era presidente ed è seguito l’ingresso in Azione. Quali sono le ragioni del suo ingresso in Azione e della sua candidatura alle elezioni europee?

Secondo me c'era un percorso naturale che + Europa poteva riprendere dopo la rottura del 2022 con Azione, un percorso che sarebbe stato secondo me molto più politicamente comprensibile. Se guardiamo i sondaggi fatti di oggi, non c’è stato nessun effetto lista per quanto riguarda +Europa che invece è stata mangiata nella comunicazione da Renzi. Fondamentalmente Stati Uniti d'Europa è la lista di Renzi, mentre Azione ha puntato su un programma serio e sta crescendo, a dimostrazione che un percorso diverso era possibile. A partire dalla fine dell'anno scorso i sondaggi ci dicevano che il nostro elettorato non avrebbe gradito Renzi e Italia viva. +Europa ha fatto questa scelta e io non l’ho condivisa.

Parliamo contenuti: quali sono le priorità sue e di Azione per l’Europa?

Un primo tema è quello dell'agricoltura, soprattutto dopo le proteste degli ultimi mesi, che secondo me partivano non tanto dai fondi che l'Europa mette in modo cospicuo sul settore ma dalle iniquità rispetto a quanto costa il singolo prodotto agricolo e a quanto poi viene venduto nella grande distribuzione. Quello che va rivisto è la catena distributiva dei ricavi chi produce e chi vende.

Secondo lei come vanno tutelati gli interessi degli agricoltori a Bruxelles?

Sicuramente come a livello europeo serve ridurre la competitività interna tra gli stati membri sul piano fiscale per avere una competizione all'esterno, allo stesso modo nel settore fare in modo che ci siano dei prezzi minimi per i diversi prodotti per fare in modo che ci sia una rendita per il produttore che gli permetta di rimanere vivo. Perché oggi le politiche europee sicuramente investono molto ma la ricaduta è soprattutto sui grandi produttori. Il secondo tema che vorrei portare è il Green Deal. Tutti condividiamo gli obiettivi definiti in Europa, ma trovo inapplicabili le tempistiche e le modalità.

Perché?

Perché va bene dire che dobbiamo ridurre le emissioni riqualificando gli appartamenti, diverso è dire come farlo e con quali soldi. Quindi serve trovare un modello gestibile tramite incentivi o attraverso la ricerca per abbassare i prezzi delle tecnologie. Altrimenti il rischio è quello di una bolla speculativa come in Italia è stato col 110%. E poi oggi tutti parlano di ridurre l’impatto climatico, ma un impatto c'è già. Quindi, oltre a un programma di riduzione degli effetti servirebbe un piano di mitigazione, ma nessuno ne parla.

Cambiamo argomento, a proposito della mancata ratifica del Mes da parte dell’Italia lei ha dichiarato “il mio impegno al Parlamento europeo sarà quello di invertire questa rotta molto preoccupante”. Di cosa dobbiamo preoccuparci?

L’approccio politico al Mes è legato soprattutto a temi ideologici. Penso che ogni forza politica condivide il Mes serva, perché serve riqualificare gli ospedali o investire in ricerca che sono i filoni del Meccanismo europeo di stabilità. Sono partiti prima i 5 Stelle a fare opposizione, seguiti da Fratelli d’Italie e Lega senza che però nessuno spiegasse il perché. Ovvio che si tratta di indebitarsi, però utilizzare i fondi del Mes sarebbe utile per liberare risorse interne che allora possono essere dedicate a servizi come la sanità.

Lei si è anche detto favorevole a un Esercito comune europeo. Condivide la posizione di Macron sull’invio delle truppe Nato in Ucraina?

Spero non sia mai necessario perché mettere delle truppe vuol dire entrare direttamente in questo conflitto, ma l'esercito europeo non ci serve necessariamente per mandare truppe. È utile per avere una maggiore efficacia tempestività e essere più solidi dal punto di vista di una eventuale forza Europea per contrastare possibili atteggiamenti ostili di altri paesi. Oggi è evidente che nessuno dei singoli stati da solo può rivelarsi una minaccia.

Tornando alla sua candidatura, lei alle scorse europee si candidò nella circoscrizione Nord Est con +Europa. Pur arrivando secondo nelle preferenze, non riuscì a entrare al Parlamento perché il partito rimase sotto la soglia di sbarramento. Secondo gli ultimi sondaggi anche ad Azione potrebbe toccare la stessa sorte che ebbe +Europa nel 2019. Non crede che mettere da parte i dissapori tra gli ex partiti del Terzo polo e creare una lista di scopo comune avrebbe potuto essere vantaggioso? Il rischio è che magari l’elettorato di centro finisca poi per rivolgersi altrove, penso ad esempio a Forza Italia…

Concordo che avere un unico soggetto politico di centro avrebbe dato la possibilità di non parlare di sbarramento, ma anzi di soglie che potevano superare agilmente sia Forza Italia che la Lega. Ma questo parte dalla volontà di tutti. Molti hanno raccontato che fosse Calenda a non voler tornare con Renzi, ma difatti anche Renzi  ha affidato ai suoi, come la Paita o Nobili, gli attacchi nei nostri confronti senza esporsi. Sicuramente nell’area serve un nuovo progetto ma nel caso di Stati Uniti d'Europa, loro hanno sempre dichiarato che il 10 di giugno ognuno tornerà per la propria strada. Azione vuole fare un percorso più di lungo che non sia un cartello elettorale.

Un’ultima domanda: Vannacci le ha lanciato una sfida invitandola alla presentazione del suo libro per avere un confronto faccia a faccia che al momento è rimasto sulla carta. Cosa può dirci su questo?

A Vannacci ho chiesto un confronto perché al momento non ha mai parlato d'Europa e non so se lo farà mai nella sua campagna elettorale. Lui parla del suo libro, delle sue opinioni che non so quanto ci possano interessare ma di quanto vorrebbe fare in Europa ha detto ben poco. Lui mi ha invitato alla sua presentazione del libro ma diciamo che non mi interessa stare lì ad ascoltare il suo discorso. Rilancio, piuttosto, l’ipotesi di un confronto a partire dalle idee del suo libro, sicuramente diverse dalle mie, ma soprattutto per sollecitarlo a parlare d'Europa, cosa che dovrebbe fare in quanto candidato alle europee.

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