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Per Fdi eliminare la parola “razza” da documenti Pa è un problema perché serve per gli animali

Alcuni parlamentari di Fdi hanno sollevato perplessità sull’emendamento di Scotto, approvato ieri, che prevede che nei documenti della Pubblica amministrazione la parola “razza” sia sostituita da “nazionalità”. Secondo i parlamentari di Fdi la proposta può generare caos perché “è un termine che vale per i cani, per i bovini, i pesci…”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ieri le Commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera hanno approvato all'unanimità l'emendamento di Arturo Scotto (Pd), che prevede che nei documenti della Pubblica amministrazione la parola "razza" sia sostituita da "nazionalità". Sulla proposta, firmata da tutti i gruppi, lunedì il governo aveva dato parere favorevole.

Protestano alcuni parlamentari di Fratelli d'Italia, secondo cui "Eliminando la parola ‘razza' da tutti i documenti della pubblica amministrazione si rischia il caos. Bisognava precisare che lo stop all'utilizzo di questo termine vale solo per gli esseri umani e non per gli animali", hanno detto, secondo quanto apprende l'Adnkronos.

"Quando è stato proposto l'emendamento del Pd a firma Scotto non si è considerato, in maniera anche un po' leggera se non irresponsabile, il fatto che il termine razza viene utilizzato per le razze animali: non c'è stata questa distinzione. È un termine che vale per i cani, per i bovini, i pesci…", ha spiegato all'Adnkronos il deputato di Fdi Andrea Mascaretti, membro della commissione Lavoro di Montecitorio, riportando i dubbi di alcuni suoi colleghi.

"Penso ai mercati ittici, che sono spesso regolati dalle amministrazioni pubbliche. Nei documenti ci sono dei riferimenti alla ‘razza', intesa anche come singola specie ittica. In tutti questi casi, in tutti quei documenti delle pubbliche amministrazioni mi chiedo cosa avverrà d'ora in poi. Lo stesso vale per i libri di veterinaria che riportano la parola ‘razza': con l'abolizione di questo termine non ci sarebbe più corrispondenza tra gli atti della Pa e le definizioni utilizzate nel campo veterinario". 

Mascaretti ha spiegato di aver già sollevato queste perplessità nel corso dei lavori: "Abbiamo fatto presente questo problema in commissione, ma eravamo impegnati anche su altre cose molto importanti. Questo tema andava precisato e chiarito. Se il nodo non verrà sciolto, dal mio punto di vista si creerà sicuramente un grande caos, con costi ingiustificati nel mondo della veterinaria. Bisognerà intervenire per sistemare questa faccenda. Non ha senso sostituire nel mondo animale il termine ‘razza' con ‘nazionalità'".

Secondo l'esponente di Fdi ora la norma deve essere modificata "anche su richiesta dello stesso firmatario dell'emendamento, per evitare che ci siano equivoci. Bisognerebbe sentire cosa ne pensano i veterinari, o chi insegna".

Interpellato dall'Adnkronos, il firmatario dell'emendamento Arturo Scotto ha liquidato la questione sollevata da Fdi come una "questione di lana caprina": "In primo luogo – ha detto Scotto – è estremamente positivo il fatto che col concorso di tutti i gruppi si sia superato un concetto antistorico e privo di fondamento scientifico, eliminando la parola ‘razza' dai documenti della Pa. E' del tutto evidente che quel divieto è inteso per i gruppi umani, non per gli animali".

L'emendamento, ha detto ancora Scotto, è stato pensato per esempio per casi come quello del "questionario famoso ‘di che razza sei?' o del decreto regio del '44 dove si restituiscono i diritti politici a cittadini ‘di razza ebraica'. Il resto è tutto risolvibile. Non si può ritoccare l'emendamento, perché è stato approvato. Ma si troverà un modo".

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