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Giorgia Meloni aveva promesso l’abolizione del reato di tortura ai poliziotti prima del voto

In una lettera indirizzata a un sindacato autonomo di polizia prima del voto, Giorgia Meloni prometteva che una volta al governo la destra avrebbe abolito il reato di tortura così come introdotto nel nostro ordinamento nel 2017. Oggi Fratelli d’Italia ha presentato un disegno di legge proprio per definire la tortura come un aggravante e non un reato riferibile in particolare modo ai pubblici ufficiali.
A cura di Valerio Renzi
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Giorgia Meloni alla cerimonia per il 206mo anniversario di fondazione della Polizia Penitenziaria
Giorgia Meloni alla cerimonia per il 206mo anniversario di fondazione della Polizia Penitenziaria

È  il 20 settembre del 2022, giusto otto giorni prima della vittoria nelle urne, quando Giorgia Meloni rispondeva con una lunga missiva a Valter Mazzetti, segretario generale di Fsp Polizia di Stato, in merito "alla lettera sul programma per la sicurezza" inviata dal sindacato autonomo. In quella occasione l'attuale premier spiegava che "bisogna rimettere le cose in prospettiva, perché troppe volte si è avuta l’impressione di trattamenti addirittura penalizzanti, delegittimanti e criminogeni nei confronti degli operatori di Polizia, a fronte insane giustificazioni o banalizzazioni di comportamenti aggressivi e delinquenziali nei confronti degli operatori di sicurezza e, più in generale, delle leggi dello Stato". Proprio per questo spiega è "importante abolire il reato di tortura come reato proprio delle FF.OO"o "far sparire una volta per tutte dall’agenda politica temi come l’introduzione dei numeri alfanumerici identificativi per gli operatori".

Detto fatto: la promessa di Fratelli d'Italia di far sparire il reato di tortura si è trasformata in undisegno di legge, che prevede che la tortura diventi un'aggravante comune di altri reati. Che poi vuol dire esattamente "abolire il reato di tortura come reato proprio delle FF.OO", trasformandolo di fatto in una condotta particolarmente crudele di altri reati esercitata quando la vittime è inerme. Peccato che la definizione di tortura, secondo la convenzione dell'Onu ripresa dal Consiglio d'Europa è decisamente precisa:

L’art. 1 della Convenzione definisce la tortura come “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito.

L'Italia si è dotata di una legge sul reato di tortura sono nel 2017, precisamente trent'anni dopo la ratifica della Convenzione Onu e solo dopo le condanne della Corte di Giustizia Europea. Salutata con favore dalle associazioni che si occupano di tutela dei diritti umani e dei detenuti. Non manca però di criticità che sono state sottolineate da Amnesty International e non solo, la prima di queste è che la tortura per essere tale deve essere un comportamento reiterato per essere considerata tale.

In ogni caso dalla sua entrata in vigore il reato di tortura è stato utilizzato in numerosi casi di violenze accertate, o ancora presunte nelle carceri italiane, come la mattanza dopo la rivolta di Santa Maria Capua Vetere. Secondo l'associazione Antigone, a novembre del 2022 erano oltre 200 gli appartenenti alle forze dell'ordine "indagati, imputati o già passati in giudicato all'interno di procedimenti che riguardano anche episodi di tortura". Come ci ha spiegato il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, il reato di tortura sta aiutando a denunciare ed isolare comportamenti ancora troppo diffusi. Insomma: sembra funzionare.

Oggi invece la maggioranza che ogni settimana annuncia l'inasprimento delle pene per qualche reato o l'invenzione di nuove fattispecie, di fronte al reato di tortura sembra voler fare un passo indietro. Ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio in parlamento ha tentato di tranquillizzare le opposizioni: "Il reato di tortura è un reato odioso e abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo. Il governo non ha nessuna intenzione di abrogarlo". Il rischio però è che gli interventi tecnici annunciati dal ministro, di fatto lo svuotino di efficacia. Ieri, alle telecamere di Fanpage.it, Andrea Delmastro ha spiegato: "Il reato va tipizzato meglio, per dare regole chiare alle nostre forze dell'ordine, ma da qui all'abolizione il passo è lungo". Da quanto detto dal ministro del governo Meloni e da uno degli esponenti più in vista di Fratelli d'Italia, la proposta di legge sarà cambiata. Ancora non è chiaro come però.

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