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Yara, difesa: “Cestinare dna”. A Gina Bossetti scriveva: “Odio quello che le hanno fatto”

Nuova udienza del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Gli avvocati dell’unico imputato, Massimo Bossetti, ricostruiscono una verità diversa da quella dell’accusa: “Nessuno ha visto la minore fuori dal centro sportivo, nessuno ha visto Bossetti”.
A cura di Susanna Picone
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Processo per l'omicidio di Yara Gambirasio: l'imputato Massimo Bossetti.
Processo per l'omicidio di Yara Gambirasio: l'imputato Massimo Bossetti.

Davanti ai giudici della corte di Bergamo tocca oggi agli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti tentare di ricostruire un omicidio, quello della giovane Yara Gambirasio. Un omicidio che a loro dire non può essere stato commesso dal muratore di Mapello, unico imputato nel processo che secondo l’accusa deve essere condannato all’ergastolo. “Nessuno ha visto la minore fuori dal centro sportivo; nessuno ha visto l'imputato e nessuno ha visto il mezzo dell'imputato”: parte da questa considerazione la difesa di Bossetti per cercare possibili ipotesi alternative alla ricostruzione del pm. L'avvocato Paolo Camporini ha fatto riferimento a testi “attenti” che riferirono di quel 26 novembre del 2010, giorno della scomparsa da Brembate Sopra di Yara Gambirasio. L’avvocato ha anche ricordato che una fisioterapista che lavorava nel centro sportivo quel pomeriggio fu molestata da un uomo: “In un processo normale questo ne farebbe l'indiziato numero uno – ha detto il legale di Bossetti -: c'è stato detto che sono state fatte indagini, ma non possiamo accontentarci di questo”.

Difesa Bossetti: “Crimine commesso da un sadico, Yara spogliata e rivestita”

Secondo Camporini quello di Yara è stato un crimine non comune commesso da un sadico. Una descrizione che per il legale di Bossetti non combacia con quello del suo assistito. “Questo è l'omicidio di un sadico, di un pazzo che ha problemi psicopatologici”, ha sottolineato davanti alla corte d'Assise di Bergamo. Chi ha agito ha lasciato segni precisi sul corpo della vittima “che hanno un significato nel mondo della ginnastica”, i due tagli identici ai polsi sono “lesioni da depistaggio”. Yara, secondo la difesa, “è stata spogliata, colpita e rivestita almeno nella parte superiore” del corpo. Chi ha colpito ha messo a segno “un crimine non comune”, ma Bossetti “è una persona comune”.

La lettera di Bossetti a Gina: “Odio quello che hanno fatto a una bimba innocente”

Nel processo per l’omicidio di Yara sono entrate anche delle lettere che dal carcere Bossetti ha scritto a una detenuta, Gina. Alcune di queste lettere secondo l’accusa evidenziano i gusti sessuali dell’imputato, in altre secondo la difesa l’imputato sottolinea l’amore per la sua famiglia e rivolge il suo pensiero anche alla povera Yara. “Odio tutto quello che le hanno fatto, se sapessi chi fossero gli farei pagare quello che hanno fatto a una bambina innocente”, è ad esempio uno dei passaggi di una lettera indirizzata a Gina. A leggerla in aula è stato l’avvocato Claudia Salvagni che ha sottolineato “l’uso strumentale” fatto dalla stampa e di come siano stati usati solo i passaggi più pruriginosi dimenticando che in questo modo è stato “massacrato” un padre di famiglia. Nelle missive ci sono “pensieri di disperazione, di rabbia”, ha detto Salvagni rivolgendosi ai giudici della corte d'Assise di Bergamo, “ribadisce l'amore per la famiglia”, non dimentica parole per la vittima. Secondo i suoi avvocati, di Bossetti emerge “la sua natura assolutamente non violenta”.

Avvocati Bossetti: "Esame Dna da cestinare"

Secondo gli avvocati di Bossetti è “da cestinare” il risultato dell'analisi del dna trovato sul corpo di Yara Gambirasio perché fu fatto utilizzando anche un kit scaduto. Secondo l’avvocato Salvagni si sono verificati problemi anche riguardo la “catena di custodia” dei reperti che sono stati analizzati. “Sono state rispettate le regole, io credo di no”, ha aggiunto il legale secondo il quale quel Dna “può essere stato contaminato”.

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