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Troppi, sempre malati e non licenziabili: i luoghi comuni sui dipendenti pubblici

Non è vero che i dipendenti pubblici sono troppi. Non è vero che stanno a casa per malattia più dei lavoratori del settore privato. Non è vero che non si possono licenziare, come dimostra il “caso Sanremo”.
A cura di Davide Falcioni
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"I dipendenti pubblici sono troppi e non possiamo permetterceli. Inoltre sono sempre malati e per la maggior parte vengono assunti grazie a raccomandazioni. Licenziarli è praticamente impossibile". Ecco un condensato di luoghi comuni sui lavoratori del pubblico impiego che sarà capitato a chiunque di ascoltare conversando con gli amici al bar o sui social network. La convinzione che i lavoratori pubblici siano dei fannulloni è ben radicata ed è molto dura da scalfire ma al Presidente del Consiglio non deve esser parso vero di poterla cavalcare con tanta facilità dopo lo scandalo dei cosiddetti "furbetti del cartellino" del Comune di Sanremo: decine di persone sono state filmate – nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Imperia – mentre timbravano il cartellino e poi si allontanavano. La magistratura sta facendo il suo corso e nel frattempo sono arrivati i primi licenziamenti. Intanto, però, non si discute d'altro ed anche i media hanno deciso di indossare l'elmo e gettarsi nell'arena: la scorsa settimana, ad esempio, una trasmissione di La7 ha mostrato sette dipendenti di un comune marchigiano – Grottammare – mentre timbravano il cartellino e si allontanavano. Il servizio giornalistico ha omesso di spiegare che quei lavoratori si stavano allontanando per raggiungere alcune sedi distaccate ubicate a poche centinaia di metri dalla "macchina timbratrice". Ormai però il danno era fatto e in molti hanno potuto rafforzare le loro opinioni sui "lavoratori pubblici fannulloni".

Una campagna tanto martellante non poteva non produrre effetti: il governo ha presentato la scorsa notte i decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione promettendo tempi rapidissimi nella soluzione delle controversie. Se c'è però una cosa che il caso del Comune di Sanremo dimostra è che le leggi ci sono già e funzionano: i licenziamenti sono arrivati entro tempi assolutamente ragionevoli, a meno che non si vogliano considerare i dipendenti pubblici cittadini di "serie B" ai quali il diritto di difendersi da delle accuse deve essere negato: ipotesi che a qualcuno deve sembrare ragionevole, effettivamente, almeno a giudicare dal tono di molte discussioni fondate su convinzioni errate o distorte. Luoghi comuni che può essere utile smascherare:

I dipendenti pubblici sono troppi

Una delle convinzioni più radicate è che in Italia esista un vero e proprio esercito di dipendenti pubblici. Tanti, anzi, troppi: è per questo che molti di loro possono girarsi i pollici oppure assentarsi dal posto di lavoro. Ma è davvero così che stanno le cose? Assolutamente no: un recente studio dell'Eurispes rivela che spesa per il pubblico impiego in Italia è dell’11,1% del Pil. Nel nostro Paese ci sono 58 impiegati nella Pubblica amministrazione ogni mille abitanti. La nostra è l'unica nazione in cui, negli ultimi dieci anni, il numero dei dipendenti pubblici si è ridotto: meno 4,7%. "Nel resto d’Europa – spiega Eurispes – gli addetti nel pubblico impiego sono cresciuti, soprattutto in Irlanda e in Spagna dove si è registrato un aumento rispettivamente del 36,1% e del 29,6%. Altri paesi mostrano incrementi vicini al 10% (Regno Unito 9,5% e Belgio 12,8%). Infine, un altro gruppo di paesi mostra un trend crescente ma contenuto (in Francia del 5,1%, in Germania del 2,5%, nei Paesi Bassi del 3,1%)". In Spagna ci sono 65 impiegati pubblici ogni 1.000 abitanti: 94 in Francia, 92 nel Regno Unito e ben 135 in Svezia.

Nel settore pubblico ci sia ammala più spesso che nel privato

E' vero, ma solo in parte: i lavoratori del settore privato si ammalano meno frequentemente di quelli del pubblico ma rimangono a casa un numero maggiore di giorni. Lo dice una ricerca pubblicata ieri dalla CGIA di Mestre: "Secondo una stima dell’Ufficio studi ella CGIA su dati Inps, nel 2014 un dipendente pubblico su 2 (precisamente il 55 per cento del totale) è rimasto a casa per malattia. Nel privato, invece, le assenze hanno riguardato un lavoratore su 3 (35 per cento del totale). La durata della malattia, però, è stata superiore tra i lavoratori del settore privato. Se nel 2014 questi ultimi sono stati a casa mediamente 19 giorni, i dipendenti della macchina statale hanno collezionato un giorno di assenza in meno (17,9)". Si tratta, con ogni evidenza, di dati assolutamente simili: a cosa serve la "guerra" degli uni contro gli altri?

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Nel settore pubblico si entra per raccomandazione: poi è impossibile essere licenziati

E' convinzione generale che nei posti pubblici si acceda quasi esclusivamente grazie alle raccomandazioni: conoscere un sindacalista o meglio ancora un amministratore (sindaco, assessore, ministro…) può aiutare, certo, ma la via maestra è comunque indicata nell'articolo 97 della Costituzione: "Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge". Non neghiamo che le raccomandazioni siano frequenti, né che i concorsi siano sovente truccati: ma quale lavoratore del settore privato può dire di essere circondato solo da colleghi meritevoli e non invece raccomandati? E non è forse vero che gli incarichi dirigenziali nella pubblica amministrazione (non oltre il 10%, per legge) vengono spesso assegnati direttamente più con criteri di "appartenenza politica" che di effettivo merito, e allo scopo di generare sacche di clientele e quindi voti? Ma questo avviene anche nel privato.

Si pensa inoltre che i lavoratori della pubblica amministrazione non siano licenziabili. Il caso di Sanremo dimostra evidentemente il contrario: chi sbaglia paga, ma poiché l'Italia è uno stato di diritto a tutti è concessa la possibilità di difendersi dalle accuse. Il licenziamento, una delle sanzioni più severe, è previsto già nel contratto nazionale sottoscritto anche dai sindacati ed è previsto – con o senza preavviso – di fronte ad una serie di fattispecie, tra le quali anche l'assenteismo. Per legge, il licenziamento è giusto (quindi non impugnabile dai sindacati) anche qualora un impiegato rifiuti un trasferimento, o per scarso rendimento, o per comprovata"inabilità" a svolgere delle mansioni.

Insomma, le leggi c'erano già: bastava semplicemente applicarle, come spesso è stato fatto. Vedi il caso Sanremo.

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